L'ANALISI
08 Luglio 2025 - 21:11
CREMONA - «Renato Crotti è un soggetto manipolatore — arringa l’avvocato Gian Andrea Balzarini —. Lo vediamo negli atti dell’indagine. Lo fa in modo continuativo. Lo ha fatto con il sacerdote. Lo ha fatto con un membro del consiglio direttivo della onlus nella mail che gli ha mandato il 28 agosto del 2020. In quella mail, Crotti dà tutta la colpa a Mazzetti. E ha cercato di manipolare Mazzetti». Ovvero, Attilio Mazzetti, il soresinese che per il pm, Davide Rocco, cinque anni fa è stato «il promotore», in concorso con Renato Crotti, dell’associazione a delinquere finalizzata a distrarre fondi per 300 mila euro: il denaro donato dai cremonesi a Uniti per la Provincia, la onlus costituita il 13 marzo del 2020 — in piena emergenza Covid — per dare una mano anche agli ospedali in affanno.
Dall’indagine shock della Guardia di Finanza, l’insospettabile Crotti messo a gestire la onlus, colui che aveva carta bianca e del quale il consiglio direttivo si era fidato, è uscito nel 2022 con un patteggiamento a 3 anni e 4 mesi. Crotti «il regista», Mazzetti «il suo sodale: entrambi avevano la necessità di trovare soggetti (imprenditori, ndr) che facessero fatture false». Ci pensava Mazzetti «a reclutare gli imprenditori», per il pm, che la scorsa udienza, al Tribunale aveva chiesto di condannarlo a 7 anni.
Storia di fatture per operazioni inesistenti: dai kit salvavita alle sanificazioni. E, poi, il caso dei pasti caldi, dal quale è scoppiato «il bubbone». La sentenza sarà emessa il 16 settembre. Oggi, nel giorno delle arringhe difensive, gli avvocati Balzarini e Domenico Servillo, nel sostenere che Mazzetti (oggi in aula) è sì «responsabile di quello che ha fatto», ma «non è promotore né partecipe di un’associazione a delinquere», hanno rovesciato il punto di vista degli investigatori e dell’accusa. Delle due (ipotesi), l’una: «O Crotti ha esplicitato il piano a Mazzetti: ‘Ho il pieno controllo della onlus, possiamo operare insieme e prendere i soldi’. O Crotti cerca di manipolare Mazzetti».
Per convincere i tre giudici che Mazzetti — un ‘signor nessuno’ («al processo i testimoni e il consiglio direttivo non hanno mai fatto il suo nome»), «non è un approfittatore cinico che non si fa alcun scrupolo durante l’emergenza Covid, come sostiene il pm», i suoi avvocati hanno dato «la cifra umana» del loro assistito, «una persona semplice», in passato titolare di un locale a Crema (qui aveva conosciuto Crotti), locale poi fallito, quindi procacciatore d’affari per la Verisure Italia, ma quando è arrivato il Covid, la Verisure ha fermato l’attività. E Mazzetti «ha utilizzato la sua figura di procacciatore d’affari, figura nobile, si è reinventato per portare a casa qualche denaro nell’emergenza».
Si è reinventato nel settore delle sanificazioni. È nata così Sanipiù, società che Mazzetti aveva pubblicizzato su Facebook: ‘Facciamo sanificazioni’. «Contatto conoscenti, persone che avevano bar. ‘Aiutatemi a procacciare sanificazioni’. Nel Cremasco ne ho fatte diverse: tutto regolare», si era difeso al processo. «Crotti lo ha agganciato — hanno continuato i difensori —. E chi è Crotti? Un personaggio di spicco, una persona potentissima e conosciutissima, è il motore della onlus, è un soggetto manipolatore. E perché sceglie Mazzetti? Si affida a lui come suo sodale o forse si ricorda di lui che aveva conosciuto in passato nel suo bar? Questa era la conoscenza».
E, allora, «è più credibile che Crotti cerchi di manipolare Mazzetti come ha fatto con il sacerdote nel caso pasti», il caso dei pasti cucinati in quattro e quattr’otto da Cristiano Bozzoli, imprenditore che vendeva caldaie, quando Crotti fiutò l’indagine. La magagna saltò fuori nella banca di Bozzoli, che ha poi patteggiato. «Mazzetti inviava le mail ufficiali alla onlus. Era credibile che tutto fosse abbastanza corretto? Sì. Mai una contestazione dai controllori». L’avvocato Servillo ha argomentato sui «singoli fatti» contestati a Mazzetti. Come i suoi conti all’estero, per l’accusa «creati apposta per eludere i controlli, ma Mazzetti, in seguito al fallimento del bar. non poteva aprire conti in Italia. Li ha aperti all’estero. La sua caratura criminale non corrisponde ai fatti».
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