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Massacrata dal marito, l'avvocato: «Poteva finire nel tragico elenco del 25 novembre»

L'ex violento in aula: non può avvicinarsi a lei, ma ha ha violato il divieto. La donna, dopo anni di maltrattamenti, lo ha denunciato: «Mi ha spaccato il naso due volte. Le aggressioni erano la normalità»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

08 Luglio 2025 - 18:18

Picchiata dal marito, l'avvocato: «Poteva finire nel tragico elenco del 25 novembre»

CREMONA - Fine settembre del 2022, Pronto soccorso. Davanti alla dottoressa c’è una donna in lacrime, ha un occhio al burro, una ferita sul sopracciglio, il naso fratturato. «Per vergogna», non dice subito chi l’ha conciata così: il marito. Il botta e risposta tra medico e paziente. «Cosa è successo? ». «Sono scivolata». «Si spogli». La donna era «nera da capo a piedi ». «Lei non è scivolata». «Io le dico, ma non scriva, perché ho tanta paura». «Come vuole». «La dottoressa mi ha dato il bigliettino del centro anti-violenza, sono andata a casa, lui voleva ancora picchiarmi, sono andata a denunciarlo».


La chiamiamo Sofia. Natali nell’est Europa, laurea in Economia e commercio, 40 anni, 19 di matrimonio, due figli, Sofia «poteva finire nel tragico elenco del 25 novembre». L’avvocato di parte civile, Alessandra Casula del Foro di Lodi, lo dice al termine della testimonianza di una «donna coraggiosa». Con Sofia che aggiunge: «Le donne non devono accettare». Fa mettere a verbale: «Lui mi ha controllato e manipolato per tutta la vita, mi ha trattata come una schiava. Aggressioni fisiche? Tantissime. All’inizio uno schiaffo, poi un pugno, poi ‘ti ammazzo’. Era diventata la normalità».

L’ex, 45 anni, è in aula. Accusato di maltrattamenti aggravati sull’ex moglie (si difenderà il 4 novembre), non può avvicinarsi a lei, ma ha violato il divieto. E per questo, pende un procedimento. Alla moglie, il naso l’ha rotto due volte, nel 2012 e dieci anni dopo. In mezzo, botte, pugni, calci e umiliazioni: violenze come sottocultura del patriarcato. In casa comandava lui, lui alzava le mani anche davanti ai figli (il maggiorenne ha confermato).

«Io posso, tu no. Io non potevo uscire da sola, lui rincasava tardi la sera. Gli chiedevo perché, ma io non avevo il diritto di chiedere». E giù botte. Sofia non aveva nemmeno il diritto di lavorare. Un lavoro lo aveva trovato «in un contesto bancario». «Ah no, tu sei donna». Sola in Italia, Sofia non vuole starsene con le mani in mano. «Mi piace il mondo della bellezza». Si rimette in gioco, studia e apre un salone. Ma quando butta giù il listino dei prezzi anche «per uomini», il marito la blocca: «Clienti uomini assolutamente no».


La donna torna all’aggressione del 2012. «Mi ha spaccato il naso, sono andata al Pronto soccorso, ma non volevo denunciarlo per paura. Mi aveva colpito con pugni e calci con tutta la sua forza, perché non avevo il diritto di chiedergli perché era rientrato tardi». Luglio 2022. «Lui non lavorava». Di soldi in casa ne girano pochi. «Tutti i giorni mi diceva: ‘Dammi 100 euro per le sigarette, per la ricarica’. Ed io: ‘Abbiamo due figli e delle responsabilità’. Era arrivato tardi. Sono scappata in camera, ha sfondato la porta, mi ha tagliato tutti i vestiti e le scarpe. Una scena umiliante, mi ha tirato i capelli, mi ha trascinata come un sacco di patate».

Sofia racconta un episodio del 16 agosto, poi passa a quello di fine settembre, quando «mi sono resa conto che la mia vita era in pericolo: mi ha lanciato in faccia il tagliere». Pronto soccorso, denuncia. E separazione, ma lui «va e viene dalla casa». Racconta che a febbraio del 2023, l’ex marito si è presentato in negozio. «Non volevo aprirgli: calci, pugni, ha spaccato la vetrina e ha spaccato tutto in negozio». «La signora era particolarmente agitata, spaventata. La vetrina era infranta, nel locale c’era un po’ di disordine», conferma il carabiniere.

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