L'ANALISI
04 Luglio 2025 - 05:20
CREMONA - È stato una sorta di riscatto, la riprova che dopo un fallimento ci si può rialzare e trovare la forza di ricominciare e anzi, alla fine, eccellere. Alice Bedogni si è conquistata un bel 100 al liceo linguistico Manin, in classe 5ª C, tutto questo dopo essere stata bocciata in terza. «Non a giugno, ma a settembre con esami come chimica, fisica e matematica — racconta —. Nelle materie di indirizzo me l’ero cavata facendo il minimo. Così è stato».
Nessun rancore, ma nello sguardo che brilla la felicità di essere tornata sé stessa. E ha, infatti, dell’incredibile che una ragazza da 100 possa essere stata rimandata a settembre e poi bocciata. «Io ho iniziato le superiori col Covid, sono andata a scuola sei mesi e poi nel 2020 e l’anno successivo a singhiozzo — spiega —. In terza si è tornati alla normalità, con tutto quello che questo comportava: nuovi professori, relazioni da imparare a gestire, amicizie che rinascevano dopo la distanza imposta dalla pandemia. Tutto ciò ha fatto sì che le priorità fossero altre, che la scuola e lo studio non mi interessassero più. Mi sentivo svogliata e non motivata, nelle materie che mi piacevano riuscivo a cavarmela, nelle altre meno».
Ma forse lo scossone della bocciatura ha mosso qualcosa: «Avevo pensato di cambiare scuola, poi sono passata davanti al Manin e mi sono detta: il mio posto è qui — continua —. Ho voluto iscrivermi nella stessa sezione, alcuni professori erano i medesimi. Mi sono data da fare, mi sono detta: il tempo della scuola è quello, meglio utilizzarlo bene con buoni risultati che sprecarlo e buttarlo via senza nessun vantaggio. In terza ho vissuto un poco di rendita, lo scarto è arrivato in quarta. In me era scattato qualcosa: la consapevolezza che ciò che imparavo a scuola potesse servirmi per capire meglio il mondo. Mi sono mossa in quella direzione e la cosa mi ha premiato».
La differenza l’ha fatta la quinta e la determinazione a dare il massimo: «Ho visto che a fare bene rendevo felici non solo me stessa, ma anche le persone che ho affianco, in primis i miei genitori, ma anche gli amici della nuova classe — spiega —, perché rinunciare a questo senso di pienezza, mi sono detta e ho cercato di fare il meglio per me e per chi vive con me con un unico obiettivo, capire come funziona il mondo. Nel tema su Borsellino ho parlato di attualità, ho messo in atto questa strategia di ricerca di senso attraverso quanto si impara sui banchi. È piaciuto. Sono indecisa sulla facoltà di mediatore linguistico oppure giornalismo. Ho l’estate per chiarirmi le idee».
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