L'ANALISI
28 Giugno 2025 - 05:15
CREMONA - Di cento detenuti che che durante la pena hanno potuto beneficiare di un inserimento professionale solo 2 tornano a delinquere. Un tasso di recidiva che, viceversa, balza al 70% fra quanti non hanno avuto tale opportunità. I dati, raccolti a livello nazionale dal Cnel, «confermano lo strumento del lavoro come il più efficace per perseguire efficacemente l’obiettivo della sicurezza sociale».
Lo sottolinea l’assessora alle Politiche Sociali e Fragilità, Marina Della Giovanna, aggiungendo però che «sono troppo pochi i detenuti della Casa circondariale di Cremona che lavorano anche se è proprio attraverso il lavoro, dentro e fuori dal carcere, che possono cominciare un percorso che renda il tempo della pena non solo afflittivo ma anche un’occasione per percorrere una nuova strada lontana dalla delinquenza».
Questi gli ultimi numeri del progetto Re-Start, promosso dal Comune di Cremona, finanziato da Regione Lombardia con fondi europei e prossimo alla conclusione della quarta edizione: nel 2023 sono stati 16 i percorsi di presa in carico lavorativa, di cui 11 sono sfociati in assunzioni a tempo determinato, due in assunzioni a tempo indeterminato. I rimanenti tre si sono fermati al tirocinio. Nel 2024 undici percorsi, tutti cominciati con un tirocinio, di cui 6 trasformati in assunzione a tempo determinato e 2 in assunzione a tempo indeterminato. In generale, due terzi circa dei percorsi avvengono nel settore no-profit. Oltre a questi, poi ci sono percorsi lavorativi gestiti in prima persona dalla stessa amministrazione carceraria.
Insomma la strada c’è ed è efficace, occorre allargarla. Per questo motivo il lavoro delle istituzioni in questo mandato amministrativo ha cambiato focus e si sta concentrando proprio su questo tema. «Un incontro operativo — spiega Della Giovanna — si terrà il prossimo giovedì 3 luglio presso il carcere, la cui collaborazione è naturalmente indispensabile per consentire che, una volta raccolte le esigenze del mondo produttivo ed individuati i candidati più adatti, questi ottengano poi le autorizzazioni necessarie».
Nei mesi scorsi infatti è ripresa l’attività del Tavolo di lavoro interistituzionale permanente sull’esecuzione penale che durante questo mandato viene coordinato dall’assessora Della Giovanna. Un lavoro che è partito proprio dalla presentazione del lavoro di presa in carico di queste persone che «l’ampio ed eterogeneo partenariato del progetto Re-Start — sottolinea Della Giovanna —, da diversi anni porta avanti, attraverso la sinergia tra pubblico e privato, sul territorio e all’interno del carcere. Si tratta di progettualità finalizzate al recupero e al reinserimento socio-lavorativo; interventi di supporto e accompagnamento delle situazioni più fragili, ad esempio nel campo delle dipendenze e del disagio psichico; progetti di accoglienza abitativa temporanea; attività di informazione e sensibilizzazione della comunità sulle tematiche dell’inclusione delle persone in esecuzione penale e delle condizioni della detenzione».
Tre gli incontri svolti finora: il 6 febbraio, 20 marzo e 8 maggio. «Mentre nel precedente mandato — spiega Della Giovanna — i lavori del Tavolo, promosso dalla presidenza del Consiglio comunale, si erano concentrati quasi esclusivamente sulla situazione della Casa Circondariale, l’attuale amministrazione ha proposto, trovando condivisione da parte di tutti, di estenderne il focus all’intero ambito dell’esecuzione penale, comprendente tutte le persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria: non solo, dunque, i detenuti di Cà del Ferro (che secondo gli ultimi dati disponibili sono all’incirca 540, ben oltre la capienza della struttura), ma anche tutti quegli autori di reato che sono sottoposti a misure alternative alla detenzione (le persone attualmente in carico a Uepe sul territorio provinciale risultano essere all’incirca mille). E dal confronto tra i partecipanti è emersa chiaramente la necessità di concentrare gli sforzi sul potenziamento degli interventi correlati alla sfera lavorativa con l’obiettivo di creare per queste persone occasioni di riabilitazione».
Ecco perché all’incontro di maggio sono stati invitati i rappresentanti dell’Associazione Industriali, di Apindustria, Cna, Confcommercio, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti e delle tre organizzazioni sindacali confederali. «È emersa — raconta Della Giovanna — la loro disponibilità a collaborare per mettere a disposizione di queste persone più opportunità di tirocini e lavoro, e di conseguenza più occasioni di riscatto rispetto alle condotte passate in funzione di prevenire le recidive. Abbiamo dato nuovo slancio ai lavori del Tavolo, i cui partecipanti hanno convenuto sulla necessità di agire per restituire significato alla finalità rieducativa della pena. Fare giustizia significa dare un’altra possibilità ed è attraverso il lavoro che si costruiscono occasioni di riscatto. Come sa bene chi è quotidianamente impegnato a costruire percorsi di reinserimento socio-lavorativo, è fondamentale tessere connessioni e reti incisive non solto con il privato sociale, ma anche con le realtà datoriali del territorio. Ci siamo dunque adoperati in questo senso e la risposta è stata molto positiva; adesso si tratta di dare insieme concretezza alla disponibilità espressa».
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