L'ANALISI
27 Giugno 2025 - 17:01
CREMONA - Per due anni si è presa insulti, calci, pugni e ceffoni dal figlio. Litigi continui per «futili motivi», come le crocchette che la madre si era dimenticata di comperare al supermercato. Quando a fine settembre del 2022, la madre ha deciso di denunciarlo, non lo ha fatto a cuor leggero. Perché «è mio figlio, gli volevo bene». Le notti passate a tormentarsi, in testa una domanda martellante: «Avrò sbagliato? È che arrivi a un punto che non ne puoi più, sei esasperata».
Il punto lo ha messo il giudice che ha condannato il figlio 25enne a 2 anni di reclusione (gli stessi chiesti dal pm) per maltrattamenti sulla madre, 57 anni, concedendogli il beneficio della sospensione della pena per 5 anni, a condizione che frequenti un corso di recupero. Il giudice si è preso trenta giorni per depositare la motivazione della sentenza. L’avvocato difensore, Guido Giarrusso, valuterà se ricorrere.
Dopo la sentenza emessa nella tarda mattinata di oggi, la mamma è scoppiata in un pianto irrefrenabile. «Non è perché mio figlio è stato condannato». Era la tensione che si è sciolta nelle lacrime. «Io ho avuto una brutta vita. Già mio marito mi picchiava, poi anche mio figlio». Quell’unico figlio cresciuto in un contesto familiare difficile: il padre beveva, prendeva a botte sua madre, succube del marito. Nel 2014 i servizi sociali lo hanno allontanato e messo in comunità.
Nel 2018 il padre è morto. Diventato maggiorenne, il ragazzo è tornato a casa dalla mamma. La convivenza aveva «alti e bassi», ha raccontato la madre al giudice. Gli alti: capitava che mamma e figlio andassero insieme al bar o al ristorante. I bassi: le liti scoppiate quasi sempre per il cibo. E allora, «lui urlava, mi insultava: ‘Sei una p..., madre di ...’». Una volta l’ha colpita «con pugni alla testa» e schiaffi «sul viso», un’altra l’ha spinta contro una porta di vetro, un’altra ancora contro il muro. «Le liti erano frequenti, quasi tutti i giorni. Magari un giorno andava bene, il giorno dopo era un disastro. Alle aggressioni non reagivo, non ero forte. Gli dicevo: ‘Aiuto, non picchiarmi più, smettila’. Non andavo neanche dai vicini, perché avevo paura». C’è chi «nella palazzina dove si sa tutto di tutti, ma non parla nessuno», ha sentito: un vicino. «La situazione era nota a tutti — ha testimoniato l’uomo oggi —. Tra il figlio e sua madre i rapporti erano cattivissimi. Quando andavo sul balcone a fumare una sigaretta, lo sentivo che a sua madre diceva ‘Ti spacco la faccia’. Sentivo lei: ‘Non picchiarmi, basta, basta’. Lui la offendeva: ‘Put...’. Ho sentito molto bene. Lei mi ha fatto vedere i segni. ‘Guarda la mia faccia e la gamba, mio figlio continua a picchiarmi’».
Il figlio ha negato di aver alzato le mani sulla madre. Ha inquadrato il contesto familiare: «Sin da quando ero piccolo, abbiamo vissuto in grande povertà, mancavano i soldi anche per il cibo. C’erano litigi in famiglia che non mi facevano bene, difficoltà scolastiche e sociali, a scuola ero vittima di bullismo. E, poi, gli assistenti sociali, la casa famiglia, la morte di mio padre dipendente dall’alcol».
«Il figlio ha emulato il padre, ma non nella consapevolezza di vessare sua madre — ha sostenuto l’avvocato Giarrusso —. La madre ha detto che il figlio la picchiava quasi tutti i giorni con pugni e calci, ma non ci sono referti, al Pronto Soccorso non si è mai recata: è comprensibile, perché è la mamma. Ma non ci sono nemmeno fotografie. Oggi tutti hanno i telefonini. Di questi lividi, mai una fotografia, anche solo per tenerla o per mostrarla al figlio, ma al di là di tutto, nessuno, dico nessuno, ha mai visto il figlio picchiare la madre».
Agli atti restano la testimonianza della mamma (non si è costituita parte civile: era parte offesa assistita dall’avvocato Daniele Lurani) e la difesa del figlio, l’una e l’altra drammatiche. Da quattro anni la mamma ha accanto un compagno. Il 27 ottobre scorso, a carico del figlio è cessata la misura dell’allontanamento dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi alla madre. La misura è durata due anni. Dal 27 ottobre «mio figlio non mi ha più cercato: nessun problema». Il pianto a dirotto: «Ho avuto una vita brutta, mi merito una vita tranquilla».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris