L'ANALISI
26 Giugno 2025 - 18:47
CREMONA - La t-shirt indossata dal presidente e dai consiglieri con la foto di Totò e la scritta: ‘Dove l’ignoranza urla, l’intelligenza tace. È una questione di stile: signori si nasce … str...zi pure’. E il post pubblicato sul web della Baldesio da uno dei consiglieri del direttivo.
«Frasi denigratorie», per Alberto Corazzi (nella foto), nella vita imprenditore, storico socio della Baldesio - lo è dal 1966 - lunedì scorso ‘radiato’. Espressioni «colorate, infantili e folcloristiche», ma non diffamatorie, per il pm Davide Rocco. Intanto perché non c’è un riferimento a Corazzi. E poi perché, secondo il pm, il caso va calato nel contesto di un «diritto di critica» all’interno di una vita associativa di aspre critiche e di scontri.
Il ‘caso t-shirt’ oggi è arrivato davanti al gip, che si è riservato di decidere sull’opposizione di Corazzi alla richiesta del pm di archiviare l’indagine per diffamazione nei confronti di Alberto Guadagnoli, presidente della più antica canottieri, e dei consiglieri Matteo Monfredini, Lorenzo Fumagalli, Giancarlo Romagnoli, Andrea Rossi, Riccardo Gualazzi, Fabio Mirri, Federico De Stefani e Stefano Sivelli. Il direttivo della Baldesio è assistito dall’avvocato Federico Tresoldi, il quale ha chiesto al gip di prendere in considerazione la richiesta di archiviazione del pm.
Impegni di lavoro hanno tenuto lontano dal Tribunale Corazzi. C’era il suo avvocato Tomaso Pisapia (nella foto), che ha sostenuto «le ragioni per cui ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione del dottor Rocco, intanto perché ‘Signori si nasce e str... di diventa’ oggettivamente, dal mio punto di vista, è diffamatorio. Che i ‘bersagli’ fossero alcuni soci, tra i quali lo stesso Corazzi, per l’avvocato non è in dubbio. Inoltre, «anche nel comunicato pubblicato sul sito della Baldesio da Monfredini si fa riferimento a delle incompetenze in materie tipiche, invece, di Corazzi, imprenditore che, invece, sa leggere i bilanci».
I fatti. L’indagine è nata dalla querela presentata il 10 agosto del 2024 da Corazzi, 78 giorni dopo l’assemblea ‘calda’ del 25 maggio sull’approvazione dei bilanci consuntivo 2023 e preventivo 2024, quando alle critiche di un gruppo di soci, presidente e consiglieri avevano risposto, infilandosi alla fine la maglietta con la foto di Totò e con la scritta. Comportamento che aveva sollevato un’alzata di scudi da parte di diversi soci baldesiani, ma tant’è.
Il pm ha anche esaminato il post pubblicato sul sito web della Baldesio, del consigliere Monfredini, tre giorni prima dell’assemblea, il 22 maggio. Il post: «Cari soci e socie, in queste ultime due settimane, da quando abbiamo pubblicato il bilancio consuntivo 2023 e preventivo 2024 che verranno posti all’approvazione dell’assemblea di sabato 25 maggio, i leoni da tastiera hanno aperto le danze e subito sono partite le critiche su entrambi i bilanci spesso dovute ad una scarsa conoscenza della materia con la voglia irrefrenabile di criticare qualsiasi cosa possibile e ciò evidentemente per contestare l’operato di questo consiglio … Credo che una critica distruttiva, spesso arrogante, presupponente fine a se stessa, faccia solamente il male della nostra società, instillando dubbi e perplessità nei soci…. Scrivere innumerevoli messaggi WhatsApp o pec chilometriche al consiglio per convincerlo delle proprie personali opinioni, non è un modo sano di confrontarsi. Il socio deve avere fiducia dell’operato del consiglio e non occuparsi di controllare ogni minima scelta e/o decisione che prende, e ciò per mero spirito di contraddizione e senza purtroppo spesso avere neppure contezza di ciò di cui si sta disquisendo».
Frasi denigratorie, per Corazzi. Secondo il pm, invece, «gli elementi sin qui acquisiti non sono idonei a sostenere l’accusa in giudizio». Intanto perché «in via preliminare — annota il pm — non compare mai il nome del querelante Corazzi, né riferimenti univoci - interpretabili anche da parte di un indiscriminato uditorato terzo - allo stesso». In particolare perché, «sia i commenti pubblicati sul sito internet della canottieri Baldesio sia il comportamento tenuto» da presidente e consiglieri «all’esito della votazione sono espressi in generale alle critiche e ai disaccordi espressi da parte come reazione alle critiche e ai disaccordi espressi da parte di alcuni soci della Baldesio in ordine all’operato del consiglio».
Al di là della decisione che prenderà il gip, in Baldesio resta il clima avvelenato.
SOCI ANTI RADIAZIONE: 102 FIRME
Mentre i suoi avvocati sono al lavoro, ad oggi 102 soci della Baldesio hanno firmato contro l’esclusione di Alberto Corazzi, decisa dal collegio dei Probiviri il 19 giugno scorso, due giorni prima dell’assemblea di sabato 21, notificata con Pec a Corazzi lunedì 23 giugno.
«Io continuerò a difendere la mia dignità. Non accetto questa esclusione. La combatterò con ogni mezzo lecito. Per questo motivo, ho già affidato l’incarico a tre legali distinti — all’avvocato Tomaso Pisapia di Milano, allo studio legale Mina di Brescia, all’avvocato Francesco Fasani di Cremona - per ricorrere immediatamente in Tribunale e ristabilire la giustizia».
Corazzi lo ha scritto in un messaggio aperto ai soci della Baldesio, nel quale ribatte ai motivi della sua espulsione. Va all’attacco: «Avevo predisposto una memoria difensiva di 92 pagine, fondata su una sentenza del Tribunale che mi dà pienamente ragione (Corazzi aveva diritto ad accedere agli atti da lui richiesti), decine di testimonianze dirette, Pec, verbali, documenti inoppugnabili, 193 allegati, mai richiesti, mai letti, mai nemmeno presi in considerazione». Ed ancora: «Non mi è stato mai detto come trasmettere i documenti, non sono mai stato sentito, nessuno dei miei testimoni è stato ascoltato. La decisione è stata presa al buio, senza alcun confronto, senza istruttoria».
Corazzi rilancia: «È questo lo spirito associativo? È questo il concetto di ‘giustizia’ che vogliamo trasmettere ai nostri figli, ai nostri giovani soci, ai nuovi iscritti?». Corazzi giudica «non solo ingiusto il provvedimento che mi ha colpito. È irrimediabilmente compromesso nei presupposti, nel metodo, nei tempi e negli effetti. È un atto destinato a essere ricordato come uno degli episodi più diseducativi e lesivi della cultura associativa della Baldesio». E «non per la sua durezza, ma per la sua abissale mancanza di trasparenza, proporzionalità e rispetto delle regole», perché «una comunità non si misura nei consensi, ma nel modo in cui si tratta il dissenso. E qui — chiosa Corazzi — siamo davanti a una sanzione usata come arma politica, non come
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