Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

L'INTERVISTA

«Una follia il 'no' al terzo mandato»

L’assessore regionale Sertori (Lega): «In democrazia è il popolo a decidere chi governa»

La Provincia Redazione

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

26 Giugno 2025 - 05:15

«Una follia il 'no' al terzo mandato»

CREMONA - «Il no al terzo mandato per i presidenti di Regione è una follia per due ragioni. Anzitutto perché in democrazia chi decide da chi vuole essere governato è il popolo, in seconda battuta perché quel 'no' è un evidente tentativo di demolire la dirigenza della Lega e in particolare quella riconosciuta più affidabile e capace che sarebbe un danno non solo per il mio partito ma per l’intero Paese».

Massimo Sertori, assessore regionale agli Enti locali, Montagna, Risorse energetiche, Utilizzo risorsa idrica, non ha dubbi nell’affrontare uno dei nodi politici del momento che vedono differenti posizioni all’interno della maggioranza di governo. E allarga il ragionamento anche guardando all’interno del partito. Con una premessa. «Spesso vengo definito leghista di lungo corso, mi pare di poter dire che un conto è essere ‘della Lega’, un altro è essere leghista», spiega.

Che differenza c’è?
«Il leghismo è uno stato dell’essere, del vivere, declinato a vari livelli, nella vita di tutti i giorni, da imprenditore, da lavoratore, da sportivo, da amministratore, financo da politico. Significa credere nelle diversità, nella storia, nelle comunità, nelle usanze, rispettare l’esperienza dei nostri vecchi e anzi trarne lezioni di vita, il legame quasi viscerale con il proprio territorio, la correttezza e il rispetto delle regole, delle persone, credere in nuove forme dello Stato che valorizzino tutto questo come l’autonomia e il federalismo, essere anticonformisti in relazione a pratiche consolidate e scontate perché ormai assimilate dai più, ma ritenute ingiuste, aiutare il prossimo, essere intransigenti soprattutto con noi stessi specialmente per chi ha ruoli pubblici. Interpretare ruoli istituzionali con vero spirito di servizio, considerare il partito di appartenenza e più in generale la politica, strumenti per raggiungere le finalità, appunto del leghismo, e non per una carriera personale, elemento secondario e eventualmente conseguenza del buon operato. Non essere superficiali ma approfondire, studiare, lavorare per essere pronti e preparati quale che sia il proprio ruolo nella società. Questo è il leghismo, il modo di essere e di fare della maggioranza della nostra gente, il nostro dna».

Che bisogno c’è dunque di sottolineare una differenza che non è solo lessicale, ma politica?
«Diciamo che ci sono molte persone che sono leghiste e non lo sanno, così come altre, ahimè non poche, che sono antitetici. Mi riferisco ai furbi, agli opportunisti, a coloro che per la propria carriera personale sono disposti a tutto, anche a non rispettare le regole, a calpestare la coerenza, penso anche gli adulatori. Tutte categorie, queste, quasi sempre composte da mediocri».

Questa è la storia dell’uomo…
«Certo, ma tornando al leghismo, la Lega è nata per interpretare e dare asilo appunto al leghismo…»

Quindi pensa che oggi nella Lega non sia più cosi?
«Dico che ieri, oggi e domani il leghismo rimane l’obiettivo della Lega e tutti coloro ne fanno parte, dal militante alla dirigenza devono perseguire questa finalità».

Traducendo in pratica, lei pensa che nella Lega non tutti siano leghisti. Nel caso, chi lo è più degli altri?
«Su questo non si può barare, soprattutto nei confronti di chi consapevolmente o meno si sente leghista. Un governatore come Luca Zaia che ha il 75% del consenso in Veneto, Massimiliano Fedriga con il 65% in Friuli Venezia Giulia, Attilio Fontana che dopo tutto quello che è successo e gli hanno fatto sul Covid ha dato 20 punti al candidato della sinistra in Lombardia, ecco, queste persone sono in sintonia con le loro comunità, ovvero sono riconosciuti come persone serie e affidabili e dal mio punto di vista interpreti del leghismo presente tra la gente».

Lei ha fatto l’esempio dei soli governatori, questo significa forse che contesta i ministri della Lega…
«No, questa è una delle solite semplificazioni. Per esempio, Giancarlo Giorgetti è un ministro che, secondo quello che non è solo un mio punto di vista, certamente interpreta il leghismo; è preparato, serio, sobrio, affidabile, più formica che cicala, certamente se questo modo di essere fosse in tutto il Paese e a tutti i livelli avremmo risolto se non tutti buona parte dei nostri problemi».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400