L'ANALISI
23 Giugno 2025 - 05:25
(Foto IA)
CREMONA - C’era la chat di classe ufficiale, la prima di una scuola superiore. E c’era quella privata — chiamata ‘... faus’ — creata per un numero ristretto di compagni di classe. Una chat riservata a chi fosse interessato a comprare hashish. Leader del gruppo era un’alunna: consumatrice di hashish, proponeva e procurava ‘il fumo’ attraverso il suo fidanzatino, lui studente al primo anno in un altro istituto. La droga veniva consegnata all’esterno della scuola.
L’anno è il 2022. I fidanzatini baby pusher allora avevano solo 14 anni. Il caso ora si è chiuso al Tribunale per i minorenni di Brescia. I due giovanissimi erano accusati di aver ceduto a una compagna di classe della 14enne, dosi di hashish pagate dai 5 ai 10 euro, previo accordo sul gruppo (la chat privata) e su Instagram. E sempre attraverso quel gruppo WhatsApp, di aver proposto ai compagni minorenni la vendita di droga: «Da 0,5 a 70 grammi di hashish per corrispettivo a partire da 5 euro», è scritto nel capo di imputazione.
In udienza preliminare, la studentessa ha ottenuto il perdono giudiziale (era assistita dall’avvocato Enrico Moggia); il suo fidanzato, difeso dall’avvocato Alessandro Vezzoni, ha ottenuto sei mesi di messa alla prova con i servizi sociali.
La vicenda è venuta a galla grazie alle antenne dritte delle mamme di due studentesse. Le figlie hanno loro mostrato le chat del gruppo privato. Non facevano uso di droga, ma, diranno le mamme alla preside, «segnaliamo questa situazione alla scuola, in quanto siamo molto preoccupate per le nostre figlie, che temiamo siano esposte al rischio di essere irretite nel consumo di sostanze stupefacenti, fosse solo per emulazione adolescenziale o per desiderio di sentirsi parte del gruppo».
Siamo agli inizi di aprile: le due mamme parlano con un’insegnante, la quale informa immediatamente la preside che, a sua volta, le convoca il 7 aprile. Le mamme raccontano, tra le altre circostanze, che «l’alunna, attraverso un amico, si procura e propone di vendere ai compagni che fanno parte della chat privata e che lo desiderassero, un panetto al costo di 100 euro da suddividere fra coloro che vorranno acquistarne...».
Raccolta la segnalazione, la preside attiva il ‘Protocollo scuola spazio di legalità per sospetto consumo e spaccio di sostanze stupefacenti’, informando i carabinieri. Parte così l’indagine coordinata da Giuliana Tondina, procuratore capo dei minori a Brescia.
Il 9 e il 10 luglio, le due mamme vengono convocate in caserma: confermano quanto già raccontato alla preside.
Chi indaga, acquisisce i messaggi tra la 14enne leader della chat privata di classe e la compagna, a cui ha procurato l’hashish. Nelle conversazioni si è prudenti: non si parla mai di ‘hashish’. Per indicare la droga si utilizza un emoticon: una barretta di cioccolato. Il fidanzatino pusher viene definito ‘l’organizzatore’. Un esempio è il messaggio del 21 febbraio. La ‘leader’ alla compagna: «Quello che mi hai chiesto è disponibile».
La compagna: «Benissimo. Riesci a portarmelo tipo venerdì finita la scuola?». «Ora chiedo all’organizzatore... La risposta dell’organizzatore è stata ‘apposto’. L’organizzatore ha tutto». La compagna è contenta: «Lo zingarello maitre chocolatier Lind».
La conversazione riprende il 23 febbraio tra la giovanissima acquirente e l’organizzatore: «I soldi li hai? «Sì si, domani riesco». «Quanto vuoi?». «In teoria uno 0,5 andrebbe bene». Il pusher: «è ma io ho panetti per pezzi da dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta capito? e quindi faccio minimo dieci».
L’indagine prosegue. Il 28 novembre, davanti ai carabinieri si siede la 14enne che ha acquistato l’hashish. Frequenta la seconda, ma ha cambiato scuola. Spiega di aver comperato la droga dal fidanzato della sua ex compagna di classe. Conferma l’ultimo acquisto, a febbraio. E conferma di essersi messa in contatto su Instagram con l’organizzatore.
L’8 febbraio del 2023, in caserma davanti ai carabinieri si accomoda il fidanzatino indagato dalla Procura dei minori. Lo accompagna un papà trasecolato. L’adolescente conferma di aver conosciuto fuori dalla scuola la compagna di classe della sua ragazza. Ma nega di averle procurato hashish, nonostante chi indaga abbia già acquisito gli inequivocabili screenshot. Il giovanissimo ammette di conoscere la chat di classe privata, ma solo perché gliene ha parlato la sua fidanzata. Fa mettere a verbale: «La mia fidanzata non mi ha mai proposto di acquistare o vendere sostanze stupefacenti ai suoi amici». Ai carabinieri, il padre dice che «è la prima volta che è accaduta una cosa del genere». Spiega che in casa, suo figlio si comporta in maniera normale: suo figlio è rispettoso e ubbidiente. Racconta che a scuola il ragazzino non se la cava male. In qualche materia ha alti e bassi, ma ha la sufficienza e «deve impegnarsi di più».
Il 20 febbraio, tocca alla fidanzata indagata accomodarsi davanti a carabinieri. Anche lei in caserma arriva con il papà trasecolato. La studentessa si avvale della facoltà di non rispondere. A chi indaga, il padre la descrive come una brava figlia: una volta a settimana esce con i compagni e rientra agli orari stabiliti. Non sgarra. Il suo rendimento scolastico è buono e in classe si comporta bene: in pagella ha 9 in condotta.
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