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CREMONA. MALARIA

L'Ocrim risarcisce i genitori di Lorenzo

Il dipendente, 38 anni, aveva contratto la malattia nella trasferta in Camerun

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

10 Febbraio 2025 - 20:52

L'Ocrim risarcisce i genitori di Lorenzo

CREMONA - La società Ocrim, uno dei più importanti player del settore molitorio a livello mondiale, ha risarcito i genitori di Lorenzo Pagliari, specialista elettronico di 38 anni, per 19 dipendente della società, il 31 dicembre del 2023 ucciso dalla malaria cerebrale contratta durante una trasferta di lavoro in Camerun. Il suo collega, 51 anni, partito l’8 dicembre e rientrato il 21, è guarito.

In virtù del «risarcimento molto congruo», i genitori di Lorenzo, la madre Cristina e il padre Amos - assistiti dagli avvocati Davide Barbato e Nicola Gaudenzi — oggi non si sono costituiti parte civile nel procedimento per omicidio colposo, lesioni gravissime e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, le accuse contestate all’ad di Ocrim, Alberto Antolini, a Nicoletta Bussacchini, medico del lavoro aziendale, e alla società. Si sta per perfezionare anche il risarcimento all’altro dipendente, attualmente all’estero.

Il gup oggi ha rinviato all’udienza preliminare del prossimo 5 maggio. Gli avvocati Marco Gamba per l’ad di Ocrim, e Lariana Sagrini per il medico, stanno valutando di chiedere un rito alternativo.

Il 21 novembre Lorenzo era partito per il Camerum ed era rientrato il 13 dicembre. A Natale i primi sintomi scambiati per un’influenza, il 30 dicembre il ricovero all’ospedale Maggiore (Terapia intensiva), ventiquattro ore dopo il decesso per malaria cerebrale.

Il pm, Davide Rocco, titolare dell’indagine, ha contestato la presunta omissione della valutazione dei rischi per i lavoratori in trasferta nei Paesi a rischio di malattie infettive endemiche, la mancata informazione dei dipendenti in trasferta, la protezione e l’adeguata sorveglianza sanitaria al loro rientro.

Lorenzo era «un giramondo innamorato del suo lavoro», il ricordo della mamma Cristina e del padre Amos. Una vita su e giù dagli aerei, lontano da casa, la sua. «Il 13 dicembre è rincasato e stava bene - avevano raccontato i genitori —. La sera del 24 era fuori con gli amici, a Natale i colpi di tosse e un po’ di febbre. Il medico l’ha visitato. Anche Lorenzo pensò all’influenza, il periodo era quello. Nessuno ha collegato con il Camerun». Il 30 dicembre le condizioni si erano aggravate. «Abbiamo chiamato l’ambulanza. Hanno cominciato a fare tutti gli accertamenti, ma non riuscivano a capire. Ogni venti minuti ci chiamavano e consultavano. Parlando, è uscito che nostro figlio lavorava all’Ocrim». A un medico si era accesa la lampadina. «‘C’è già un altro collega ricoverato per malaria’. Né Lorenzo né noi avevamo collegato, perché l’azienda non ha mai messo l’accento sul fatto che in Camerun si potesse prendere la malaria. Anche mio figlio non lo ha sospettato. Lo stesso il suo collega: pensava di essersi preso un’intossicazione alimentare. Morire di malaria è una cosa assurda».

L’idea dei genitori è di realizzare qualcosa di concreto in ricordo di Lorenzo, un ragazzo «molto amato, una persona splendida, solare: era impossibile non volergli bene. Faceva amicizia facilmente con tutti, era sempre disponibile ad aiutare chiunque. Trascurava se stesso per essere a disposizione. Viveva pienamente la sua vita», stroncata dalla malaria cerebrale nel 2023.

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