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Obesità, farmaci sempre più efficaci: meno peso, più salute

Confermata l’efficacia di semaglutide e tirzepatide. Addio al metodo dei tentativi: oltre il 50% dei pazienti risponde alla prima cura. Ora la sfida è la personalizzazione del trattamento, per una medicina di precisione

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

11 Giugno 2025 - 12:07

Obesità, farmaci sempre più efficaci: meno peso, più salute

CREMONA - Una perdita di peso superiore al 20%, riduzione significativa del rischio cardiovascolare, e ora anche la possibilità di assumere il farmaco in pillola: i nuovi trattamenti per l’obesità stanno cambiando radicalmente il paradigma terapeutico di una delle condizioni croniche più diffuse al mondo. A fare il punto sui progressi più recenti e sulle prospettive future è il Congresso nazionale della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), in corso a Torino, dove i massimi esperti del settore si confrontano sulle innovazioni che promettono di trasformare la gestione clinica dell’obesità.

«Nel nostro Paese – spiega Gianluca Aimaretti, presidente della SIE e direttore del Dipartimento di Medicina Traslazionale (DiMET) dell’Università del Piemonte Orientale – 1 adulto su 2 è in sovrappeso, circa 23 milioni di persone, mentre 6 milioni, quasi il 12% della popolazione, soffre di obesità. È una condizione complessa, spesso considerata difficile da gestire: basti pensare che in passato il tasso di fallimento delle terapie iniziali superava il 70%. Oggi, grazie a farmaci di nuova generazione, stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione terapeutica, che offre una speranza concreta a milioni di persone, migliorando la salute metabolica e cardiovascolare».

In particolare, la semaglutide e la tirzepatide rappresentano due svolte epocali. La prima, già disponibile anche in formulazione orale, ha superato ogni aspettativa. Lo studio SCORE, basato su dati real-world, ha dimostrato che nei pazienti con diabete di tipo 2 l’uso di semaglutide riduce del 57% il rischio di infarto e ictus rispetto ai soggetti non trattati. Un risultato che rafforza quanto già osservato nello studio SELECT, che per primo aveva documentato i benefici cardiovascolari della semaglutide nei pazienti con obesità ma senza diabete.

Altre conferme arrivano dallo studio SOUL, che ha valutato la semaglutide in pazienti con diabete tipo 2 e alto rischio cardiovascolare: anche in questo caso, la molecola ha mostrato una riduzione del 14% degli eventi cardiovascolari, segnalando l’efficacia anche della formulazione orale, un vantaggio per molti pazienti che desiderano evitare le iniezioni.

Nel campo della perdita di peso, lo studio STEP-UP ha testato una dose sperimentale più alta di semaglutide (7,2 mg/settimana), con risultati eccezionali: oltre il 20% di calo ponderale medio, e in 1 paziente su 3 una riduzione del peso superiore al 25%.

Ma l’attenzione della comunità scientifica si sta concentrando anche sulla tirzepatide, una molecola di nuova generazione che agisce su due ormoni intestinali, GIP e GLP-1. Lo studio SURMOUNT-5 ha evidenziato come, a parità di tollerabilità, la tirzepatide porti a una perdita di peso maggiore rispetto alla semaglutide 2.4 mg. Manca ancora la conferma ufficiale sull’effetto cardiovascolare – i dati dello studio SURPASS-CVOT sono attesi – ma le previsioni sono molto positive, con un possibile effetto protettivo simile.

Oltre all’efficacia, l’impatto clinico di queste terapie è evidente anche in termini pratici. Nella pratica clinica, infatti, si ricorre sempre meno al tradizionale approccio “per tentativi ed errori”, spesso frustrante per i pazienti: oltre il 50% ottiene risultati significativi già con il primo trattamento, mentre con le precedenti terapie il tasso di successo iniziale era fermo al 30%.

«Non si tratta più solo di perdere peso – prosegue Aimaretti – ma di adottare strategie personalizzate, che tengano conto del profilo metabolico e del rischio cardiaco di ciascun paziente. I progressi sono straordinari, ma la variabilità individuale nella risposta ai farmaci anti-obesità è ancora alta. Anche i trattamenti più efficaci non sono universali. Per questo è fondamentale sviluppare un approccio di medicina di precisione, che permetta di ottimizzare i risultati, contenere i costi e ridurre il rischio di effetti collaterali».

Il messaggio che emerge con forza dal congresso SIE è dunque chiaro: la terapia dell’obesità può e deve essere personalizzata. Un cambio di rotta che segna l’inizio di una nuova fase della medicina, più vicina ai bisogni reali dei pazienti. Una svolta che va oltre la bilancia, per costruire un futuro in cui perdere peso significhi anche vivere più a lungo e in migliore salute.

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