L'ANALISI
07 Giugno 2025 - 05:00
Nel riquadro, l'avvocato Marialuisa D'Ambrosio
CREMONA - «È una storia bellissima di una famiglia stupenda». L’avvocato Marialuisa D’Ambrosio lo dice con un sorriso intinto nella dolcezza. È il legale che ha seguito una coppia omosessuale: due professionisti quarantenni cremonesi, compagni da più di dieci anni, diventati uno papà di una bimba nel 2020, l’altro di un maschietto l’anno successivo, attraverso la maternità surrogata nei Paesi dove ciò è consentito dalla legislazione nazionale. Ovvero l’Ucraina e la Russia, due Paesi oggi in guerra. Grazie alla magistratura, «i due bambini sono a tutti gli effetti due fratelli».
Ora, i loro papà si uniranno civilmente e così «ciascuno potrà adottare il figlio dell’altro in forza dell’articolo 44 della legge sull’adozione». La «bellissima storia» nasce dal desiderio della coppia omosessuale di avere figli. «In entrambi i casi, i miei assistiti sono i papà biologici, avendo dato il loro seme. Ci sono poi le due mamme biologiche, che avevano donato alla banca gli ovociti: i papà non sanno chi sono, non le conoscono, perché è previsto che restino anonime». Al contrario, conoscono le mamme che hanno partorito «e alle quali erano stati impiantati gli ovociti donati dalle mamme genetiche».
Non le hanno semplicemente conosciute, le due mamme. I papà le hanno frequentate sia durante sia dopo la gestazione. Sono più volte volati in Ucraina e in Russia. E là si sono fermati anche dopo i parti. «Hanno imparato a gestire i neonati con l’aiuto delle puericultrici», precisa l’avvocato. Hanno imparato a tenerli correttamente in braccio, a fare loro il bagnetto, a nutrirli e addormentarli. Hanno imparato ad accudirli. Prima del rientro in Italia, «in entrambi i casi, le mamme partorienti hanno rilasciato una delega con la quale rinunciavano ad ogni diritto sul bambino». Una delega per ‘certificare’ che ‘io mamma che ha partorito, non esisto più’. E così è stato.
Le mamme biologiche hanno rilasciato «la dichiarazione di rinuncia alla responsabilità genitoriale, la dichiarazione di assenso all’adozione del figlio, la dichiarazione di assenso all’espatrio e alla fissazione della residenza in Italia». La decadenza della partoriente, precisa l’avvocato D’Ambrosio, «è utile per evitare legalmente e moralmente» sorprese. Ad esempio, che la polizia internazionale «ti fermi e ti accusi di sequestro internazionale di minore».
I papà sono tornati in Italia ed è cominciato l’iter «per questa splendida famiglia». L’iter è iniziato al Tribunale per i minorenni di Brescia. «Il primo passaggio — spiega il legale — è ‘certificare’ la decadenza della responsabilità genitoriale della mamma che ha partorito». Perché la delega rilasciata sia in Ucraina sia in Russia «qui non è sufficiente». Le mamme che hanno dato alla luce i bebè potrebbero cambiare idea, fare retromarcia.
«Il Tribunale italiano deve pronunciarsi sulla decadenza della responsabilità genitoriale - prosegue il legale —. I due papà hanno quindi fatto ricorso al Tribunale per i minorenni per ottenere la decadenza della madre». La mamma dev’essere informata dell’udienza, «perché deve farsi un contraddittorio: deve venire a dichiarare se ha ancora interesse». Sono partite le notifiche: le mamme in udienza non si sono presentate. «A questo punto, ed è il secondo passaggio, dev’essere effettuato un accertamento genetico sui papà. La procedura è la seguente: viene incaricato il consulente tecnico, al minore (il bimbo) viene nominato un curatore speciale con poteri speciali».
Alla fine, il test del Dna ha dato la prova che i due papà sono i papà biologici. Ultimo passaggio. «Con decreto, il Tribunale per i minorenni ha dichiarato ufficialmente decaduta la responsabilità della madre in entrambi i casi, mandando allo stato civile del Comune di residenza le annotazioni di rito». Nel caso della bimba, il procedimento si è chiuso nel 2021, nel caso del fratello, due anni dopo. I loro papà ora pensano all’unione civile. «Ciascuno di loro potrà così adottare il figlio dell’altro».
L’avvocato D’Ambrosio fa riferimento all’articolo 44 della legge numero 184 del 1983: disciplina l’adozione in casi particolari, che si applica in alternativa all’adozione piena. L’articolo tutela «il rapporto già esistente tra il minore e un nucleo familiare con cui ha sviluppato legami affettivi». «Questa è, finalmente, l’affermazione di un principio importante», conclude il legale, che ha raccontato la «bellissima storia di una famiglia stupenda», alternando il rigore professionale alla dolcezza.
Avvocato scesa in politica, Marialuisa D’Ambrosio è consigliere comunale con la civica ‘Cremona sei tu!’. Jane Alquati (Lega) e Andrea Carassai (Forza Italia) hanno presentato un’interrogazione ‘contro’ il sindaco, Andrea Virgilio, favorevole alla registrazione all’Anagrafe dei figli di genitori omosessuali. «Secondo il mio parere — afferma — è antistorica. Ci dobbiamo mettere in testa che il legislatore deve prendere atto che la realtà delle famiglie è cambiata, che non si devono fare discriminazioni sulla pelle delle persone in base al loro orientamento sessuale e, soprattutto, che bisogna occuparsi dei bambini». Il faro è il ‘best interest of child’. «I bambini sono nati». E «per fortuna che c’è la Corte Costituzionale che usa la testa».
L’avvocato ricorda le due recenti sentenze. «Con la prima si dice che i bambini hanno il diritto alla genitorialità, che siano, i genitori, due uomini o due donne. Non è scientificamente provato che due genitori dello stesso sesso non siano due buoni genitori. Con la seconda, la Corte Costituzionale dice: ‘Non siamo noi a decidere come si devono fare i bambini. Non è incostituzionale precludere la fecondazione assistita alle donne singole’, ma poi precisa: ‘Non siamo noi a dire che è giusto o sbagliato, spetterà al legislatore’. Il legislatore deve fare una verifica della realtà». Due sentenze «piccoli capolavori di giustizia, di morale, di equilibrio da tutti i punti di vista», per l’avvocato che si occupa di diritto di famiglia.
Racconta di «bambini nati da coppie eterosessuali, poi affidati in comunità, sottratti a genitori incapaci che, in qualche caso, non hanno neanche il desiderio di riscattarsi, perché ormai sono sono talmente dipendenti da droga, alcol o ludopatia». Il legale rilancia: «Qual è il principio fondamentale? Il principio è che se il bambino esiste, ha diritto a stare bene. Questo dicono le norme internazionali. Se il nostro legislatore non si decide a fare qualcosa su questo, dovrà sempre essere surrogato dalla magistratura costituzionale o della Cassazione. Troppo spesso in Italia il legislatore lascia che sia la giurisprudenza a governare il mondo. Un mondo che si evolve rapidamente».
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