L'ANALISI
23 Maggio 2025 - 15:02
Nel riquadro il sindaco Andrea Virgilio
CREMONA - Adesso un figlio nato con fecondazione assistita all’estero può avere due madri riconosciute dallo Stato italiano: lo ha stabilito la sentenza della Consulta, che cancella di fatto quanto disposto dalla circolare del Viminale inviata alle Prefetture due anni fa riscrivendo i diritti in materia di maternità delle coppie al femminile. Nello specifico, i giudici bocciano il divieto, finora imposto per la madre intenzionale (non biologica) di riconoscere come proprio il bimbo nato con la procreazione medicalmente assistita praticata all’estero, in Italia considerata illegale.
«Non legittimare fin dalla nascita lo stato di figlio di entrambi i genitori lede il diritto all’identità personale del minore e pregiudica la sua prerogativa di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni» scrive la consulta. Per diretta conseguenza si apre anche il fronte delle registrazioni all’anagrafe. E il Comune di Cremona è pronto a farle: «Potremo dare finalmente un riconoscimento giuridico alle famiglie che sono già famiglie perché le tiene insieme l’amore e il loro progetto di vita — apre immediatamente alla possibilità il sindaco, Andrea Virgilio —. E potremo finalmente riconoscere le madri per quello che sono: madri, anche se non biologiche».
Svolta concreta. Poi il ragionamento ‘politico’: «Non ho francamente mai capito quale fosse la profonda motivazione che spinge a voler negare ai figli delle coppie dello stesso sesso e ai loro genitori dei diritti — entra nel merito il primo cittadino —. Il mancato riconoscimento della madre non biologica, innanzitutto, lede il diritto di chi nasce. Noi lo dicevamo da tempo e ne siamo ancora più convinti ora che lo ha dichiarato la Corte Costituzionale. Anche a Cremona, dunque, potremo iniziare a registrare all’anagrafe le figlie e i figli delle coppie dello stesso sesso. Un procedimento che era già iniziato tempo fa ed era stato interrotto a causa di provvedimenti di un governo che su questo tema si è sempre approcciato in modo reazionario quando non omofobo. Privare o negare qualcuno di un diritto non fa guadagnare nulla, anzi impoverisce la società e la politica, che perdono dignità e rispettabilità. Ma grazie a chi ci ha creduto, a chi si è battuto, da oggi viviamo in un paese più giusto».
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