L'ANALISI
02 Giugno 2025 - 05:00
Il Torrazzo con il Tricolore e il prefetto di Cremona, Antonio Giannelli
CREMONA - Il 1° gennaio 1948 ha segnato la nascita di qualcosa che è vivo e ha un futuro: una tavola di principi e di valori, di diritti e di doveri, di regole e di equilibri, che costituisce la base della Repubblica e del nostro stare insieme animando una competizione democratica senza mettere a repentaglio il bene comune. Il risultato cui si giunse settantanove anni fa è stato possibile grazie ad un confronto ricco e approfondito tra le diverse correnti storico-culturali e politiche rappresentate nell’Assemblea Costituente.
Vi fu ascolto reciproco, scambio e avvicinamento sul piano ideale, riconoscimento di istanze e sensibilità comuni, paziente ricerca di punti d’incontro e di soluzioni condivisibili. Vi fu moderazione e senso della missione. Questo è lo spirito sempre attuale che sottende alla Costituzione, alle solide basi su cui si poggia, dal 2 giugno del 1946, la Repubblica, che ha potuto reggere alle tante tensioni politiche e sociali e alle nuove sollecitazioni e domande. È bene sempre ricordare che la democrazia è servizio e come tale si poggia sulla rinuncia di qualcosa che si toglie a noi stessi per donarlo agli altri, a seconda delle proprie capacità.
Se ciò è vero, allora la democrazia è gioia di vivere e non pessimismo; è vitalità perché non si ha paura di affrontare nuove sfide, è sinonimo di dinamismo, di crescita, di impegno, di tolleranza, di accettazione del ‘diverso’, di solidarietà. E mai di staticità, di appagamento, di arrivo, di rifiuto, di intolleranza. Nelle parole della Carta costituzionale è ben visibile la tendenza all’intesa e al compromesso dialettico tra gli autori.
La ricorrenza del 2 giugno assume dunque un profondo significato perché ci sollecita ad un grande impegno comune per porre in piena luce i principi e i valori attorno ai quali si è venuta radicando e consolidando l’adesione di grandi masse di cittadini di ogni provenienza sociale e di ogni ascendenza ideologica e culturale al patto fondativo della nostra vita democratica. Quei principi vanno quotidianamente rivissuti e concretamente riaffermati: vanno coltivati i valori, soprattutto quelli morali, che si esprimono, tra l’altro, nel vivere il coraggio della libertà e della giustizia e nel coraggio di decidere. Vivere il coraggio della libertà e della giustizia significa respirare i principi della nostra Costituzione, difendendo e diffondendo sempre e in ogni circostanza i valori in essa contenuti senza tentennamenti e condizionamenti, nella convinzione che garantire la libertà uguale e solidale nel rispetto della legalità costituisca condizione per il progresso della società democratica. Così, il coraggio di decidere è quello che rende protagonisti coloro che lo praticano, che li rende responsabili, che attribuisce loro un carisma particolare nell’affrontare e nel cercare di trovare una soluzione ai problemi della gente; forte al riguardo è il richiamo del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
L’Italia vive, con l’Europa, tutte le incognite, le sfide, le tensioni del mondo che ci circonda, con le sue molteplici, incalzanti trasformazioni. Ma sono convinto che non manchino le forze per superare le prove di questa fase storica e di questo cruciale momento. La condizione del successo vive in un concorso di volontà, che non può e non deve mancare. Un concorso di volontà più forte di tutte le ragioni di divisione, pur nello svolgimento di una libera dialettica politica e sociale. Ci unisce e ci incoraggia in questo sforzo la grande, vitale risorsa della Costituzione repubblicana: il nostro patto di unità nazionale nella libertà e nella democrazia.
In questo momento storico c’è una diffusa percezione di insicurezza, un sentimento della paura che ha a che fare non solo con la criminalità, ma anche con il disagio sociale, con il degrado e con l’inciviltà anche verbale. Che il problema esista è un dato oggettivo, ma, grazie allo sforzo, all’alta professionalità, al senso di abnegazione, al lavoro sinergico fondato anche su squisiti rapporti umani favoriti da non comuni sensibilità personali, insieme alle Forze di Polizia e alla Magistratura, a cui va il mio più autentico e sentito apprezzamento, siamo riusciti a dare risposte concrete conseguendo significativi risultati.
E ancora più alta sarà la guardia per individuare e contrastare anche le presenze di una criminalità organizzata attenta a muoversi nell’ombra delle zone grigie. Nonostante l’impegno profuso, c’è però ancora molto da fare con entusiasmo e tenacia sia in termini di nuove strategie che di innovazioni organizzative ed operative, così da essere al passo di una società in continua evoluzione e corrispondere al meglio alle aspettative dei cittadini. La presenza dell’estraneità e dell’alterità rispetto al nostro mondo rappresenta sempre una forma e una fonte di insicurezza e la presenza di ciò, che non ci è completamente comprensibile e che ci pare irriducibile ai nostri schemi abituali, produce e induce un senso diffuso di insicurezza.
La speranza di armonia nel mondo contemporaneo risiede in gran parte in una maggiore comprensione della pluralità dell’identità umana e del fatto che si possono colmare le divisioni apparentemente più impenetrabili. Affermava Papa Giovanni XXIII: «Cerchiamo sempre quello che unisce e lasciamo perdere quello che ci divide se vogliamo costruire una vera comunità». Ecco: come ho avuto modo di apprezzare, il ‘fare sistema’ tra le varie istituzioni rappresenta un’autentica peculiarità di questo territorio e delle sue comunità.
Dopo otto mesi trascorsi in questa provincia, ringrazio con sincerità, per l’accoglienza ricevuta, che mi ha consentito, nel reciproco rispetto dei ruoli, di svolgere con grande serenità e a pieno le delicate e complesse funzioni di rappresentante dello Stato sul territorio e di Autorità provinciale di Pubblica Sicurezza. E consentitemi, nel formulare un rinnovato e deferente ricordo a chi ha dato la propria vita per donarci libertà e democrazia, di ricordare un pensiero di Aldo Moro: «C’è del male personale e sociale da sradicare e del bene, visibile o, com’è più probabile, non visibile, da esaltare. Ma c’è, in tutta evidenza, lo squallido spettacolo della violenza, sempre meno episodico, purtroppo, sempre più finalizzato alla degradazione e all’imbarbarimento della vita, di fronte al quale è nostro dovere prendere posizione. Ne sono corrose le basi della convivenza civile ed è messo in causa lo Stato». Viva l’Italia, viva la Repubblica.
Prefetto di Cremona
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris