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SESTO: L’INAUGURAZIONE

È tornata a splendere la chiesa della cascina

Prosegue il recupero di Bredalunga: lì, in passato, hanno vissuto tante famiglie

Luca Luigi Ugaglia

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redazione@laprovinciacr.it

31 Maggio 2025 - 18:15

È tornata  a splendere la chiesa della cascina

SESTO - Le antiche pietre della devozione di Bredalunga rinascono grazie alla sensibilità e al cuore generoso della famiglia Troiano. Papà Felice, mamma Paola Guarneri e i figli Matteo e Letizia sono i proprietari della cascina tra Sesto e Cortetano che fino a metà degli anni Settanta ospitava una cinquantina di famiglie. Duecento persone in tutto. Un paese. Culla di storia e cultura con una marea di ricordi rimasti nella memoria di tanti sestesi che fino al 1975, quando la cascina si è svuotata, dentro queste mura hanno trascorso infanzia e giovinezza, hanno gioito e patito.

Cinquant’anni di abbandono hanno poi lasciato il segno, ma capannone, stalle, la casa padronale e quelle dei dipendenti sono pronti a risorgere perché il processo di recupero completo della cascina ormai è avviato. E un primo sogno si è avverato: il restauro della chiesetta-oratorio dedicata alla Madonna, inaugurato con tanti amici e famiglie di Sesto, Casanova e Cortetano. A benedire i dipinti firmati dal pittore e scultore cremonese Giorgio Pastorelli è arrivato il padre barnabita Giovanni Villa.

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La preghiera ha lasciato il posto alla presentazione dei lavori e della storia della chiesetta, condensata in un libro scritto proprio da Troiano, docente di lettere che dal 1980 al 1992 ha guidato l’Ente provinciale per il Turismo. Serata moderata dalla giornalista Michela Garatti.

Il libro? Centotrenta pagine ricche di interesse scritte con un linguaggio semplice «perché il lettore deve rilassarsi», ha spiegato Troiano. E con una finalità benefica: i proventi saranno devoluti alle Tende di Cristo di fratel Francesco Zambotti, prete che da una vita aiuta gli ultimi. Troiano si è augurato che il libro regali al lettore «la freschezza del sapore del pane appena sfornato».

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«Quando siamo entrati in questa cascina – ha raccontato l’autore – ci è venuta incontro la sua storia grande, sulla quale ci siamo documentati cercando gli atti negli archivi statali e della diocesi, ma ci è venuta incontro anche quella piccola delle persone che qui hanno vissuto e che ci hanno raccontato come vivevano; lì è stata tutta una serie di sentimenti ed emozioni, abbiamo visto gente che si commuoveva, è la gente che ha vissuto il passaggio dalla civiltà agricola a quella industriale». Uno su tutti: Giacomino Ardoli, classe 1929, scomparso l’anno scorso, testimone oculare che nel volume si è meritato tanto di dedica. «Con Giorgio – ha spiegato Troiano - abbiamo ragionato e ci siamo interrogati su cosa sia la bellezza perché entrambi siamo innamorati dell’estetica».

«Per me che l’ho fatta – ha confessato invece l’artista – questa chiesetta è un insieme di ricordi incredibili e la prima cosa che mi viene in mente è stato proprio il dialogo con Felice per cercare di capire cosa volevamo fare; la pittura in sé è una narrazione, ci sono i racconti dentro le immagini e gli elementi simbolici, ci sono le storie e prima di raccontare una storia bisogna immaginarla».

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