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CRIMINALITA' ORGANIZZATA

«La mafia silente sa offrire servizi»

L’analisi del procuratore Bonfigli: «Ha cambiato pelle e si adatta. Adesso non opera più contro l’economia, ma dentro l’economia»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

28 Maggio 2025 - 08:16

«La mafia silente sa offrire servizi»

CREMONA - «La mafia c’è ed è cambiata. La mafia in Lombardia è silente, infiltrata, una mafia che offre servizi».

Il procuratore Silvio Bonfigli ha appena letto il rapporto semestrale della Direzione investigativa antimafia.
«Come Procura circondariale, noi lavoriamo in stretta sinergia con la Direzione distrettuale antimafia di Brescia. E abbiamo il monitoraggio dei cosiddetti reati spia».

Minacce, riciclaggio, usura, estorsioni.
«Sono reati di competenza nostra, ma che possono segnalare un problema di infiltrazioni criminali. Abbiamo le antenne e dobbiamo lavorare in modo sinergico. Noi svolgiamo anche attività preventiva e di aggressione patrimoniale. Sono tanti gli strumenti che la legge ci dà per combattere la criminalità organizzata, dobbiamo essere bravi a utilizzarli in maniera integrata».

La mafia non è più coppola e lupara.
«Per fortuna. La mafia ha cambiato pelle, si adatta alle dinamiche del mercato. Si parla di mafia silente, infiltrata nel tessuto economico finanziario. Questa nuova forma di mafia e di economia illegale impone un cambio di paradigma. La mafia non opera più contro l’economia, ma opera dentro l’economia, utilizzando gli strumenti per legittimarsi, accumulare poteri, usare poteri decisionali pubblici e privati».

La mafia ricicla denaro.
«I proventi illeciti devono essere reinvestiti e un tessuto economicamente florido come quello nostro, è un terreno attrattivo per le organizzazioni criminali. Nel nostro territorio, ricco e florido, la criminalità organizzata si infiltra, offrendo i servizi illeciti a una minoranza di imprenditori, perché il tessuto imprenditoriale di Cremona è sano».

Imprenditori collusi?
«Imprenditori che non rispettano le regole, che vedono nella criminalità organizzata, nei contatti con la criminalità organizzata, opportunità vantaggiose. Salvo poi rimanervi asserviti».

E una volta che sei dentro, non ne esci più.
«Perché la mafia è molto più potente».

Quali servizi illeciti offre la mafia?
«Li offre attraverso le indebite compensazioni, la monetizzazione di fatture false, la copertura fiscale, gli acquisti in nero, l’occultamento di rifiuti pericolosi. Così facendo, c’è un’alterazione delle regole di mercato e delle dinamiche di concorrenza. Gli imprenditori collusi non sono più soggetti passivi, ma soggetti attivi di questo rapporto tra mafia e impresa. Questa è la caratteristica della mafia, una mafia silente che offre servizi».

Come se ne esce?
«Con la cultura della legalità, del rispetto delle regole, dell’etica imprenditoriale: la cultura della legalità come scelta strategica. Legalità dev’essere sinonimo di reputazione. Un’impresa che rispetta le regole ha una reputazione e molto difficilmente sarà avvicinata dalla criminalità organizzata. Va fatta prevenzione. È il passaggio necessario, fondamentale. Ho molto apprezzato il convegno organizzato proprio dalla Prefettura con relatori il prefetto Antonio Giannelli e Rocco Sciarrone, ordinario di Sociologia economica all’Università di Torino. Ben vengano i convegni nelle università e nelle scuole come l’incontro organizzato all’istituto Torriani con il procuratore aggiunto di Foggia Laronga».

Poi c’è il fronte della sicurezza urbana.
«So che a livello di percezione è un grosso problema e non lo sottovaluto. Ma non credo che si possa dire che ci sia un ‘caso Cremona’, nel senso che Cremona non è diversa da altre realtà sotto questo profilo. È un problema più generale che affligge molte città. È un problema di seconde generazioni, di tessuto sociale. Sono assolutamente in linea con l’idea di alleanza istituzionale di cui ha parlato il prefetto Giannelli. Credo che ci debba essere un controllo del territorio».

I controlli sono stati potenziati.
«Rilevo un grandissimo impegno delle forze dell’ordine, anche della polizia locale».

Cosa pensa della possibilità di avere l’Esercito a presidiare la città?
«Non sono assolutamente d’accordo e non credo ci siano le condizioni in una città come Cremona».

Che cosa serve, allora?
«Un’alleanza istituzionale, quindi un controllo del territorio come peraltro già c’è. Però, il problema non è il controllo del territorio, perché non si fronteggerà, né si può pretendere di risolvere il problema della sicurezza urbana soltanto aumentando il controllo del territorio».

Quindi?
«È un discorso di prevenzione che deve nascere dalle famiglie: educazione a livello familiare e a livello scolastico. Famiglia e scuola devono inculcare ai giovani, soprattutto minorenni, il valore del rispetto delle regole, del vivere sociale e della cultura della legalità».

A Cremona, ormai da mesi, stanno creando problemi le bande di minorenni.
«Per ragioni istituzionali, io ho contatti quotidiani con il Tribunale per i minorenni di Brescia e con la Procura. Hanno perfettamente in considerazione Cremona, conoscono perfettamente la situazione di Cremona, però...».

Però?
«Anche loro sono d’accordo che la soluzione del problema passa, necessariamente, per forme di prevenzione, di sensibilizzazione delle famiglie e dei giovani. La prevenzione è la strada maestra, perché poi noi siamo strutture repressive. Come procura ordinaria, il nostro intervento c’è stato e c’è».

Ma?
«Noi dobbiamo fare i conti con i tempi della giustizia. Come attività investigativa, interveniamo immediatamente, poi tutto quello che facciamo deve passare attraverso un rispetto di regole processuali e di indagine che richiede necessariamente tempo. Il compito di reprimere e perseguire i reati non risolve il problema. Il problema nasce a monte e richiede quell’alleanza istituzionale di cui parla il prefetto Giannelli. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda».

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