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CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

La ‘truffa del delivery’: due condanne e un'assoluzione

Ventiquattro commercianti ingannati, ma molti hanno ritirato la querela

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

22 Maggio 2025 - 20:21

La ‘truffa del delivery’: due condanne e una assoluzione

CREMONA - Partita come la ‘maxi truffa del delivery’ messa a segno dal 2019 al 2020, anche durante il lockdown, chi è cascato nella trappola, ma anche chi non ci è cascato - 24 tra ristoratori, panettieri, pasticceri, macellai e commercianti di Cremona e provincia - ha rimesso la querela, perché «non più interessato».

Ne sono rimaste in piedi due di truffe, insieme a due insolvenze fraudolente. Sono i reati per i quali Paola Francesca Pizzamiglio oggi è stata condannata a 1 anno, 7 mesi di reclusione e a 1.150 euro di multa, mentre il giudice l’ha assolta dalla ricettazione di assegni e dalla violazione del provvedimento del foglio di via emesso dalla Questura (il pm aveva chiesto 4 anni e 4 mesi).

Pizzamiglio era difesa dall’avvocato Giovanni Bertoletti. Debora Orfeo è stata condannata a 1 anno e 4 mesi per simulazione di reato: aveva denunciato falsamente la scomparsa di assegni. Era assistita dagli avvocati Annamaria Petralito e Luca Genesi, il pm aveva chiesto 1 anno. Nel caso truffe ai ristoranti, in quattro episodi con la Pizzamiglio era accusata Stefania Merlo: querele ritirare, Merlo ne è uscita indenne. Era difesa dall’avvocato Cesare Grazioli.

Finisce così l’indagine dei carabinieri nata nel 2019 poi approdata nell’aula penale: prima udienza il 16 dicembre del 2021, quindi diversi rinvii anche perché i testimoni non si presentavano, e un cambio di giudici.

Pizzamiglio è stata condannata per insolvenza fraudolenta ad agosto del 2019 ai danni del ristorante il Torrazzo del Golf per 320 euro e ad aprile del 2020 ai danni di Tomatino pizza with Love di Cremona per 98,50 euro. E per due truffe: quella del 29 febbraio alla macelleria Ruggeri per 215 euro, e quella del 28 ottobre 2020 al Viavai Cafè di Piadena.

Durante e dopo il lockdown, Pizzamiglio il cibo d’asporto lo ordinava al telefono, se lo faceva portare, senza mai pagare. Escargot e pasta con il tartufo, vino e spumante. Palato raffinato il suo. Durante il lockdown, nelle prenotazioni on-line, l’imputata spesso cambiava il nome. A volte si presentava come amica, figlia, cameriera, parente di gente che sapeva essere cliente del ristorante o del negozio. «Domani passa Massimo a pagare». I ristoratori e i commercianti si sono fidati. Il periodo era difficile, l’asporto era l’unica occasione per rimpinguare un po’ il cassetto.

Nel menù delle truffe c’è anche il cibo per cani e gatti: 260 euro di scatolette ordinate, ritirate e mai pagate. Ma anche in questo caso, il truffato ha ritirato la querela.

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