L'ANALISI
29 Aprile 2024 - 18:48
CREMONA - Nell’autunno del 2020, in pieno lockdown, avrebbero truffato ristoratori, commercianti, panetterie e pasticcerie, ordinando al telefono prelibatezze mai pagate. Come le escargot o bottiglie di vino pregiato, ma anche caffè e pizze. Ventiquattro furti per l’accusa, messi a segno da tre amiche, ladre seriali del delivery.
Una delle imputate, all’epoca residente a Vescovato, a volte si presentava come amica, figlia, cameriera, parente di gente che sapeva essere cliente del ristorante o del negozio preso di mira. «Domani passa Massimo a pagare». I ristoratori e i commercianti si fidarono. Il periodo era difficile, l’asporto era l’unica occasione per rimpolpare un po’ il cassetto.
Così a ottobre del 2020, in un negozio di Cremona il dipendente prese la telefonata (voce femminile) e l’ordine: bottiglie di vino e tre chilogrammi di caffè per 296 euro. «Sarebbe passato il cliente a pagare». Il cliente non passò mai. Oggi al processo, il titolare ha spiegato che dal numero di smartphone si risalì a un cognome: quello dell’imputata all’epoca con casa a Vescovato. «Un amico mi disse che c’erano già stati più episodi di truffa da parte di questa signora e di presentare la querela ai carabinieri di Vescovato che ne avevano già raccolte diverse». Il titolare ha poi precisato come si arrivò al cognome dell’imputata. «Abbiamo chiamato quel numero, ma non ha mai risposto. Allora, a quel numero ha chiamato mia moglie, libera professionista, con il telefono dello studio. Nessuna risposta, finché mia moglie è stata richiamata. Sono la signora ... E così abbiamo scoperto il cognome».
Da Cremona a Piadena. A novembre del 2020, in un ristorante pizzeria arrivò una telefonata. La voce era maschile. «Sono il signor... ». E, in effetti, tra i clienti c’era davvero quel signore. Ecco perché il ristoratore si fidò e prese l’ordinazione: pizze, vini, liquori da consegnare, la sera stessa, a Vescovato. «Eravamo in lookdown, ci faceva comodo. Il cliente ci disse di consegnare la merce alla nipote». Detto, fatto. Nella via di Vescovato, arrivò una ragazza in bicicletta, la ‘nipote’. «Una giovane, capelli scuri, aspetto magrino — l’ha descritta il ristoratore —. Questa signora ha ritirato la merce». E la truffa andò a segno.
All’udienza del 18 novembre prossimo saranno sentiti gli investigatori che avrebbero smascherato le ladre seriali del delivery.
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