L'ANALISI
20 Maggio 2025 - 17:25
CREMA - Non accennano a smorzarsi critiche e difese all’ora di lezione tenuta da Hamid Tahiri, responsabile del Centro culturale islamico cremasco, alla classe quinta della primaria di Santa Maria, su invito della scuola e delle maestre di religione. Mentre Andrea Bergamaschini, capogruppo della Lega in consiglio comunale, rimane fermo sulla sua posizione di condanna e sull’accusa di indottrinamento, i Giovani Democratici della provincia di Cremona difendono la scuola del pluralismo. «Quella della Lega — sostengono questi ultimi — è una polemica strumentale, un’accusa infondata e pretestuosa. Da decenni, la Lega preferisce alimentare la paura e individuare nemici esterni, anziché contribuire seriamente alla soluzione dei problemi concreti dei cittadini. L’immigrato musulmano e la donna con il velo continuano a essere, nel loro racconto politico, i bersagli ideali per ottenere facile consenso e alimentare un clima di odio e ostilità».
I Giovani Democratici si schierano dalla parte delle maestre: «Promuovere momenti di conoscenza e confronto tra culture e religioni diverse non è solo una scelta didattica lungimirante, ma anche un atto di profondo rispetto dei valori costituzionali. La loro attività si colloca nel solco della Costituzione, incarnando il principio della laicità positiva, uno dei fondamenti della nostra Repubblica. Una laicità che non si traduce nell’esclusione del fatto religioso, bensì nel riconoscimento della pari dignità e libertà di tutte le fedi. Così si fa integrazione, così si formano cittadini consapevoli».
Diametralmente opposta la visione di Bergamaschini: «Ho ricevuto il messaggio dal sindaco Fabio Bergamaschi, contro chi solleva legittimi dubbi sull’introduzione di un corso confessionale per alunni di quinta elementare. Non credo possa limitarsi a etichettare come ‘guastatore’ chi, come me, richiama l’applicazione dell’articolo 8 della Costituzione, che dice che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, ma per operare nello spazio pubblico è necessaria un’intesa con lo Stato. Ad oggi, l’Islam non ha mai stipulato questa intesa e non gode quindi di riconoscimento normativo paragonabile a quello di altre confessioni».
Il consigliere leghista ribatte anche agli altri attacchi ricevuti: «Allo stesso modo, accolgo con rammarico le parole della segretaria cittadina del Pd, Cecilia Brambini, che liquida ogni critica come frutto della nostra forma mentale che genera conflitti. Mi chiedo, qual è il confine tra informazione culturale e indottrinamento? Quali garanzie hanno i genitori e gli scolari di non trovarsi di fronte a contenuti che, in nome del dialogo, trasmettono modelli regolati dalla Sharia, un corpus normativo spesso in palese contrasto con la nostra legislazione? È arrivato il momento di riportare la discussione sui binari dell’istituzionalità e del rigore: la scuola pubblica è un bene di tutti i cittadini e non può trasformarsi in un terreno di propaganda confessionale».
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