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LE STORIE DI GIGIO

L’edicola che sa di storia nella tesi dell’architetto

L’orgoglio di Stefania che con il padre Ilario gestisce il chiosco di piazza del Comune

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

05 Maggio 2025 - 05:20

L’edicola che sa di storia nella tesi dell’architetto

Nel riquadro Stefania Poli che da vent’anni gestisce insieme al padre Ilario il chiosco di piazza del Comune

CREMONA - In un primo tempo non ci ha fatto troppo caso. «Ormai sono abituata alle persone che vogliono riprendere il nostro chiosco». Non per niente, come dice suo padre, grazie a una posizione invidiabile e al suo look, è la terza struttura più immortalata dai turisti dopo il Duomo e il Torrazzo. Poi quella che sembrava una normale cliente ha estratto un metro cominciando a misurare.

«Allora ho capito che c'era qualcosa di più». Sì, perché quelle immagini e quei dati confluiranno in una tesi di laurea dedicata alle edicole più caratteristiche d'Italia, in qualche modo uniche nel loro genere. E quella di piazza del Comune, dal 2005 gestita da Stefania Poli, 47 anni, con il papà Ilario, disegnatore meccanico in pensione che si sveglia prima dell'alba per sistemare la montagna di giornali appena consegnati, grazie al fatto di essere una delle più antiche rientra a buon diritto tra le quattro prescelte.

«Una bella soddisfazione. Ancor di più perché si tratta di una piccola vicenda tutta rosa con protagoniste, oggi e ieri, noi donne».

Il punto vendita in stile liberty, aperto a metà Ottocento e arrivato nella sua collocazione attuale circa trent'anni fa, dopo aver fatto tappa in altre zone del centro storico (a partire dalle piazze Cavour e Pace), era già finito sotto i riflettori. È accaduto a gennaio, con la troupe del Tg5 e della giornalista Veronica Gervaso (figlia di Roberto Gervaso), in città per realizzare un servizio su un’edicola tradizionale pronta ad affrontare con coraggio e senza cambiare la propria natura - occuparsi solo di prodotti editoriali - le nuove sfide. Non c'erano telecamere e microfoni, poche settimane fa, ma quaderni e penne.
«Una giovane molto gentile, accompagnata da un’amica, mi ha spiegato che per le sue ricerche stava ricostruendo la storia di edicole particolari come la mia - ricorda Stefania -. Ha poi scattato alcune fotografie all’esterno del chiosco e chiesto il permesso di farlo anche dall'interno. Naturalmente, le ho risposto di sì. È durato tutto qualche minuto».

Quella studentessa, Geranna Manzo, 29 anni, è iscritta alla facoltà di Architettura dell'Università di Pescara dove, dopo aver conseguito la laurea triennale, sta studiando per quella magistrale. Le è venuta l'idea di dedicare la tesi a una cerchia ristretta di edicole non ordinarie prendendole in esame dal punto di vista architettonico. Il suo lavoro è ancora agli inizi, ma ha già compiuto un passo importante. Con la sua professoressa sta mettendo a punto una mappatura che ha portato a selezionarne una a Roma, un'altra a Pescara, un’altra ancora in una città da stabilire e l'ultima, appunto, a Cremona, in piazza. Un quartetto davvero speciale.

Quella scovata nella Capitale si chiama Erno (acronimo di Edicola romana non convenzionale) e si trova a due passi da San Pietro, nel quartiere Borgo Pio. È stata rilevata nel 2019 da quattro ragazzi che l’hanno rilanciata puntando su una proposta di quotidiani e periodici di fascia alta. Un’edicola colta che parla di letteratura, arte, design, architettura e moda.

Se la sua peculiarità risiede nella formula adottata per tentare di vincere la crisi dell'editoria, la forza principale, oltre all'ampiezza della sua offerta, della 'gemella' cremonese è la carta d'identità. Ma anche la sua bellezza, in se stessa e del luogo incantevole in cui si trova. La tesi dovrebbe essere discussa nei prossimi mesi.

Lo storico chiosco ha conosciuto diversi traslochi ed è passato più volte da una mano all'altra. Mani sempre femminili. L’attuale titolare l’ha acquistata da Zemira Belloni, per tutti Mirina, 58 anni. «L'ho gestita dal 1993 al 2005, con una cugina che ha dovuto smettere e in seguito con un’amica, prima in piazza Cavour, poi in piazza del Comune, dove mi sono spostata per i lavori di rifacimento, compresa la costruzione della pensilina, dell’attuale piazza Stradivari. Doveva essere un trasferimento provvisorio, ma è diventato definitivo. Per me è stato meglio così. Ma ho un bel ricordo anche del periodo davanti alla Camera di Commercio: gli alberi, il giardino, le panchine, la fontanella con i pesci per la gioia dei bambini. I merletti dell'edicola, in ferro battuto e rimasta sempre di colore verde, sono tutti originali, è stato cambiato solo l'interno, mai l’esterno». Prima di lei «c’erano due signore e prima ancora, per 50 anni, Lucia, per tutti Cia, un’anziana molto gentile, innamorata del suo lavoro.

Un personaggio famoso, soprattutto tra i miei colleghi. La tipica nonnina che parlava solo in dialetto, con i capelli bianchi e il vestito nero: anche se era in pensione, veniva a ritirare un piccolo pacco di giornali e li portava, nel cesto della bicicletta, ai suoi clienti più affezionati. Non si era mai staccata dall'idea di essere un'edicolante». Zemira parla volentieri del passato. «Mi è rimasto nel cuore, ho conosciuto moltissime persone, mi raccontavano i loro problemi. E io ascoltavo, quei pochi metri quadrati erano come un confessionale». «La funzione del confessionale è rimasta nel tempo, anch’io lo dico sempre», commenta l'attuale titolare.

Alle pareti di casa la sua ex collega ha affisso «oltre a una vecchia foto regalatami da mio fratello, due dipinti ad olio, di Riccardo Bozuffi, che ritraggono l'edicola nelle due piazze del centro». Potrebbe essere altro materiale interessante per l'Università.

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