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LA SENTENZA

Cade la truffa all’Inps: Melega e Visigalli vengono assolti

Le difese: «Il finanziere non ha fatto l’indagine, poteva chiudersi prima»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

09 Maggio 2025 - 19:06

Cade la truffa all’Inps: Melega e Visigalli vengono assolti

CREMONA -  Era uno dei processi satellite dell’inchiesta madre della Guardia di finanza per frode fiscale, due reati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e decine di truffe online, inchiesta culminata nella condanna, in prima battuta, a 10 anni 5 mesi e 15 giorni di reclusione per l’imprenditore Marco Melega (ha fatto appello) e a 4 anni e 6 mesi patteggiati dal suo ex braccio destro Cristiano Visigalli.

Entrambi accusati nel processo satellite di truffa aggravata allo Stato - l’Inps — oggi sono stati assolti con formula piena. Secondo l’accusa, Melega avrebbe licenziato Visigalli dalla Consulting srl (società che offriva ai clienti importanti servizi pubblicitari in cambio di merce e che stava per fallire) per riassumerlo, dopo tre mesi - «con un contratto fittizio» - nella società Mito per 20 giorni affinché ottenesse la Naspi (indennità mensile di disoccupazione), percependo 14.691 euro e ingannando l’Inps, dall’8 aprile del 2019 al 6 luglio del 2020.

«Siamo arrivati all’assoluzione con formula piena, quando, in realtà, già alla prima udienza, dopo aver sentito la testimonianza del finanziere, entrambe le difese avevano chiesto sentenza di proscioglimento ex articolo 129, proprio perché in questo fascicolo non c’era nulla. Si è voluto andare avanti e si è arrivati ad oggi, dopo tante udienze, con un’assoluzione piena, purtroppo con conseguenze a danno degli imputati che si sono dovuti difendere con i relativi costi per arrivare a un nulla di fatto. L’indagine andava già archiviata dalla Procura e, comunque, già alla prima udienza andavano prosciolti dopo che il finanziere era venuto a dire che le indagini non erano state fatte», hanno tuonato gli avvocati Luca Angeleri per Melega e Massimo Nicoli per Visigalli.

A metà giugno del 2024, udienza numero 1 con scintille tra l’investigatore e i difensori. Il primo aveva parlato di «contratto ovviamente fittizio». «Perché ovviamente fittizio? Come fa a dirlo? È stato verificato che Visigalli lavorasse effettivamente per la Mito? Avete fatto dei sopralluoghi?», avevano rilanciato gli avvocati. L’inquirente: «Ce lo ha detto Visigalli quando lo sentimmo nell’indagine principale. Noi non eravamo sul posto. Non abbiamo appurato». «Appunto — la replica dei difensori —. Dove sono gli artifizi e i raggiri? Il contratto è talmente fittizio che l’Inps ha riconosciuto a Visigalli la Naspi; la Guardia di finanza ha fatto la segnalazione e l’Inps non ha né aperto il procedimento amministrativo né qui si è costituito parte civile».

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