L'ANALISI
07 Maggio 2025 - 19:22
RIVAROLO MANTOVANO - Nove anni di carcere. È la pena emessa – in primo grado – ai danni di Boujemaa Ajdaa 54enne marocchino per tentato omicidio aggravato dai futili motivi ai danni del nipote 23enne, anch’egli di nazionalità marocchina. La sentenza è stata emessa in tribunale a Mantova dal collegio dei giudici presieduto da Giacomo Forte che ha fatto cadere l’aggravante della premeditazione. La pena è comunque più alta di quanto richiesto dal pubblico ministero Gianlorenzo Franceschini che nella requisitoria aveva chiesto una condanna a sette anni e tre mesi.
Il fatto avvenne il primo dicembre 2023 a Rivarolo con l’aggressione che iniziò in casa e proseguì sulla pubblica via, tra via Marconi e via Avigni. Per Ajdaa, che oggi si trova agli arresti domiciliari, l’avvocato Filippo Moreschi aveva chiesto la derubricazione del reato in lesioni gravi. Era stato anche sottoposto a perizia psichiatrica che aveva che stabilito la piena capacità di intendere e volere al momento dell’episodio violento.
I fatti, come detto, avvennero la mattina del primo dicembre tra le 9 e le 11. I due, giunti in Italia come lavoratori stagionali con regolare permesso di soggiorno, avevano iniziato a discutere nell’appartamento di via Marconi. Una discussione nata per futili motivi, che nemmeno i due protagonisti hanno chiarito con precisione in aula. Secondo le parole della vittima «mio zio era arrabbiato con mio nonno perché secondo lui era stato generoso di più con mio padre che con lui. È entrato nella mia camera e mi ha colpito tre volte alla testa e poi mi ha inseguito con il coltello».
L’aggressore ha invece provato a giustificare il fatto dicendo che il nipote gli aveva negato un aiuto per modificare un biglietto d’aereo acquistato per errore. L’aggressione era sfociata in via Avigni, con il giovane che ferito e sanguinante aveva chiesto aiuto ad alcuni muratori al lavoro in una casa in ristrutturazione. La loro chiamata ai carabinieri, giunti sul posto con tre pattuglie, aveva permesso di bloccare l’aggressore. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro un mese. Solo una volta letto il documento l’avvocato valuterà se portare avanti un ricorso in appello.
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