L'ANALISI
03 Maggio 2025 - 16:56
CREMONA - Si è rinnovato, all’apertura del mese mariano, il pellegrinaggio cittadino dalla cattedrale al santuario lauretano di Sant’Abbondio. Ampia, venerdì sera, la partecipazione dei fedeli con le fiaccole accese, preceduti in processione - lungo largo Boccaccino, via Mercatello, i corsi Mazzini e Matteotti e il vicolo Lauretano– dal vescovo Antonio Napolioni, dai canonici del Capitolo e da diversi parroci e sacerdoti della città. Presenti anche il sindaco, Andrea Virgilio, il comandante della Polizia locale, Luca Iubini e il gonfalone comunale.
«Ci mettiamo in cammino – ha detto il vescovo — verso la Madre, la patrona di Cremona, verso il santuario lauretano cittadino, al cuore della storia»: ha scandito il percorso la recita del rosario secondo i misteri della Santa Casa, composto lo scorso anno in occasione del quarto centenario del santuario, guidata dal parroco di Sant’Abbondio don Andrea Foglia e accompagnata dai canti del coro Sicardo (all’organo il maestro Fulvio Rampi).
L’omelia del vescovo in Sant’Abbondio è stata introdotta dalle litanie lauretane, e da queste è partito monsignor Napolioni per osservare una dimenticanza. «Non so – ha esordito – quanto abbiamo ubbidito a papa Francesco da vivo, ma non lo abbiamo fatto nemmeno da morto». Il defunto Pontefice aveva infatti introdotto alcune aggiunte alle litanie della tradizione: Mater misericordiae (Madre della misericordia) e Solacium migrantium (Conforto dei migranti). Il presule si è tuttavia concentrato su un terzo titolo di Maria: Mater spei (Madre della speranza), da non omettere nell’Anno Santo che alla speranza è intitolato.
E ne ha approfondito il significato attraverso ampie citazioni di Spes non confundit (La speranza non delude), la bolla con la quale papa Bergoglio aveva indetto il Giubileo. «La speranza – aveva scritto il Santo Padre – trova nella Madre di Dio lapiùalta testimone. In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita». E come lei «madre che guarda al futuro del Figlio – ha aggiunto il vescovo – anche la Chiesa, la società, le comunità devono avvertire la corresponsabilità del futuro, cercando il bene comune, partendo dai più deboli e piccoli. Ilsì alla speranzaèun riprendere fiducia confidando nell'amore di Dio», ha proseguito, citando un altro titolo mariano, quello di Stella maris (Stella del mare, che apre l’inno dei Vespri della Vergine, riproposto l'altra sera nella versione musicale di Rampi), a proposito del quale così il Papa scriveva: «Un titolo espressivo delle speranze certe che nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare». E come Francesco aveva invitato i pellegrini dell’Anno Santo a fare sosta nei santuari mariani, a cominciare dalla basilica romana di Santa Maria Maggiore (dove ha voluto essere sepolto), così Napolioni ha invitato a leggere la Santa Casa cittadina come «un luogo di riferimento, di unità, dove si possa ripartire per guardare avanti con fiducia e immensa gratitudine».
La celebrazione si è conclusa con l’omaggio del vescovo, insieme al sindaco, alla Madonna nera, di una lampada accesa, dell’incenso e dei fiori, la recita della preghiera a lei dedicata e la benedizione impartita dal presule all’assemblea dei fedeli.
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