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CREMONA: FRONTE SICUREZZA

La paura delle mamme: «L’ansia che i nostri figli vengano accoltellati»

Le nuove raccomandazioni dei genitori: «State in gruppo, non fate gli eroi, chiamate il 112»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

04 Maggio 2025 - 05:20

La paura delle mamme: «L’ansia che i nostri figli vengano accoltellati»

CREMONA - In cima alle preoccupazioni prima c’era l’alcol. «La nostra raccomandazione era: ‘Non bere se devi guidare’. Nella compagnia di mio figlio, i ragazzi sono bravi: si organizzano sempre a turno in modo, appunto, che chi guida non beve. Ora, invece, noi genitori stiamo in ansia per la paura che i nostri figli vengano accoltellati. Da qui le raccomandazioni di non restare isolati, ma sempre in gruppo, anche quando si torna alla macchina, di non fare gli eroi, di chiamare immediatamente il 112».


Ansia e raccomandazioni giustificate dalla sequela di violenze che stanno accadendo anche a Cremona: tutti fatti che destano allarme sociale, compresi gli ultimi accaduti nel quartiere Po dove nel mirino del branco di giovani sono finite vittime adulte. L’ultimo episodio è l’aggressione a un 48enne disabile in viale Po, trascinato giù da un bus. Una escalation di assalti brutali firmati da ragazzi spesso giovanissimi, minorenni che girano con i coltelli e con l’alcol che sovente fa da carburante.


Anche a Cremona li chiamano ‘maranza’, termine che ha origini gergali milanesi e molto utilizzato dai ragazzi. Il ‘maranza’ non è solo un look. «Li riconosci, perché vestono la tuta scura spesso di tessuto acetato e hanno le sneakers. Abbigliamento griffato? È tutta roba fake comprata dai marocchini», spiega un giovane. Il ‘maranza’ è anche una modalità di agire tipica delle baby gang: innanzitutto si instaura un contatto con la vittima dalla quale, quasi sempre per futili motivi, ne scaturisce una lite. Dalla violenza verbale si passa rapidamente a quella fisica che crea una situazione di terrore e panico nella vittima, la quale, spiazzata, si trova derubata e aggredita dal gruppo.


Botte, pugni, calci, coltelli. «In casa ne parlo con mio figlio - racconta una mamma preoccupata —. Ogni volta gli giro l’articolo di giornale. Tempo fa mi diceva: ‘Sei la solita’. Ma le cose sono cambiate anche dopo l’aggressione del ragazzo sotto casa». Ovvero dopo l’assalto alle spalle, con coltello, del branco — quattro giovani incappucciati — al 19enne mentre apriva il portone del condominio in Galleria del Corso, in pieno centro , alle 21.30 di domenica 13 aprile. La baby gang è spuntata dai giardini pubblici. Titolare dell’indagine è l’Arma dei carabinieri.


Sulle chat dei genitori rimbalza la paura. Le mamme e i papà si confrontano, le raccomandazioni ai figli sono fotocopia. «Diciamo loro di stare sempre possibilmente in gruppo, di evitare via Palestro, la piazzetta all’incrocio con via Ugolani Dati, i giardini pubblici di piazza Roma, corso Campi in generale e le piccole vie isolate. Di non parcheggiare in strade isolate. Quando si torna alla macchina, di non andare da soli». Altre raccomandazioni: «Se ti circondano, perché vogliono soldi o lo smartphone, non fare l’eroe, daglieli. Se si assiste ad un’aggressione, non fate gli eroi, non intervenite. È brutto non intervenire, è brutto dirlo, ma si rischia troppo. Quindi, chiamate subito il 112, le forze dell’ordine. Siamo arrivati a questo punto». Al punto che «molti genitori sono convinti che servano le ronde», spiega una mamma.


L’appello a chiamare il numero di emergenza 112 viene - ogni volta - rilanciato dal prefetto, Antonio Giannelli, e dai vertici delle forze dell’ordine. L’esortazione è arrivata anche dal presidente della sezione penale del Tribunale, il 7 aprile scorso, durante il processo, tuttora pendente, a un 19enne tunisino accusato di tentata violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 20 anni, in concorso con minorenni mai identificati. Lo scorso ottobre, nella notte tra il il 24 e il 25, dopo la serata trascorsa in centro con gli amici, con l’amica 19enne, la vittima stava tornando all’auto nel parcheggio in via del Sale. Il branco ha intercettato le ragazze per strada. Il tunisino ha tentato baciare e abbracciare la ventenne che con l’amica è corsa verso l’auto, chiudendosi all’interno. Ma il branco le ha raggiunte. I violenti hanno provato ad aprire le portiere. Poi uno è saltato sul cofano, si è sdraiato, ha dato baci dal vetro, un altro è andato sul parabrezza. Tiravano pugni, urlavano, leccavano il vetro anteriore. La ragazza ha chiamato l’amico, mentre il branco ha continuato a tirare pugni ai finestrini. Poi, la retromarcia, la fuga e la salvezza.

«La prossima volta non chiamate un amico. Chiamate il 112», l’appello del giudice. «Dopo quell’episodio, la sera quando esce, mia figlia chiama mio marito: ‘Papà, vienimi a prendere’». Un’altra mamma si sfoga: «Non ho parole, la nostra città è diventata talmente insicura. Sono mamma di un adolescente e sono seriamente preoccupata sia per lui che per noi». Poi, l’accorato appello: «Che si faccia qualcosa per contenere questa violenza gratuita». Ancora un’altra mamma racconta: «Un anno fa in discoteca, mio figlio è stato accerchiato ‘amichevolmente’. Non si è accorto di nulla e si è trovato senza il portafogli. È stata una batosta per lui. Ecco: io avevo il timore per la discoteca, per le eventuali risse... Ora la moda è andare in centro con i rischi che ogni giorno leggiamo. Mi vien da dire che preferivo le discoteche».

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