L'ANALISI
29 Aprile 2025 - 18:42
CREMONA - «Voglio solo chiudere questa storia e ricominciare con il mio percorso al centro antiviolenza». Viola (nome di fantasia, ndr) ha testimoniato oggi in aula nel processo che vede imputati tre uomini per violenza sessuale e sequestro di persona. La sua ricostruzione, sofferta ma dettagliata, è stata ascoltata dai giudici che hanno sentito anche un testimone e alcuni carabinieri che si sono occupati della fase preliminare delle indagini.
«Quella sera ero uscita con un’amica. Era da tanto tempo che non uscivo per una serata e abbiamo bevuto molto». Le due amiche, quel 15 luglio 2023, si danno appuntamento alla festa di paese di Cornegliano Laudense per poi spostarsi a Sant’Angelo Lodigiano. Nel frattempo le compagnie cambiano: Viola saluta l’amica e rimane insieme a un ragazzo svizzero, un animatore conosciuto in vacanza e di passaggio nella zona.
Con lui si spostano, a tarda serata, in un night club lodigiano: «È l’unico posto che tiene aperto tutta la notte, abbiamo bevuto ancora». Poi il vuoto, Viola non ricorda nulla. «Mi sono svegliata su una macchina, avevo chiesto un passaggio ad alcuni ragazzi al locale». L’amico svizzero nel frattempo «era scomparso». Ma il passaggio che doveva riportarla a casa si è trasformato nell’inizio di quelle ore di terrore. «Mi sono ritrovata in una casa, non sapevo dove fossi, mi hanno poi detto che ero ad Agnadello».
I tre uomini che l’avevano caricata in macchina scherzavano, «dicevano che erano troppo ubriachi per riportarmi subito a casa». Ben presto i tre, che tra loro parlavano in romeno, «hanno messo la musica e si sono messi a torso nudo». Uno di loro ha cominciato a masturbarsi di fianco alla vittima, un altro provava a infilarle la mano tra le gambe baciandola sul collo. «Dicevano ‘dai lasciati andare, vedrai che ci divertiamo’ e mi hanno anche offerto dei soldi. Pensavano fossi una escort, ma io gli dicevo di no, che volevo solo tornare a casa». Il terzo uomo era stato l’unico a cercare di dissuadere i compagni «ma poi non ha fatto nulla». Viola aveva paura, alternava momenti di lucidità alla confusione. La porta era chiusa a chiave: «Quando ho provato ad andarmene uno mi ha detto che ‘tanto fino a domani non vai a casa’».
Nel frattempo le ore passavano: il gruppo si è allontanato dal locale nel lodigiano intorno alle 6 del mattino e l’incubo non è finito prima delle 17. Viola in quella casa è rimasta 11 ore, contro la sua volontà.
E a un certo punto la situazione è degenerata: «Uno degli uomini, il più insistente, mi ha sollevata di peso e portata in camera da letto». Lì ha tentato di violentare la donna: «Mi teneva una mano sulla bocca e con l’altra mi bloccava i polsi». Con le ginocchia Viola ha provato a resistere prima di stare male. A quel punto l’uomo ha desistito, Viola ha avuto il tempo di riprendersi e ha ritrovato la determinazione per porre fine a quella situazione. «Ho minacciato di buttarmi dal balcone, in quel momento pensavo che fosse davvero finita». A quel punto uno degli uomini ha preso le chiavi e ha aperto la porta «ma mi ha seguita, mi diceva di tornare, che loro non volevano farmi del male». Viola ha camminato, in mezzo al nulla nelle strade di campagna, fino a che non ha trovato alcune case e una famiglia sulla soglia. «Ho chiesto aiuto a loro e l’uomo che mi seguiva è scappato e poi sono arrivati i carabinieri».
Chiamata dal pubblico ministero a riconoscere gli uomini da un album fotografico prodotto dai carabinieri la donna ha identificato tutti e tre i suoi aguzzini. L’istruttoria sarà terminata il prossimo 7 ottobre prima della discussione delle parti.
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