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IL CASO

Casa Zero: l’udienza slitta, i clienti col fiato sospeso

Sono sessanta le famiglie cremasche con i lavori previsti dal Bonus 110% mai ultimati e che ora temono di dover restituire il credito d’imposta per gli interventi sulle loro case

Dario Dolci

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24 Aprile 2025 - 16:21

Casa Zero: l’udienza slitta, i clienti col fiato sospeso

CREMA - Un altro smacco per la sessantina di famiglie residenti nel Cremasco, che si erano affidate al general contractor veneto Casa Zero per l’efficientamento energetico delle loro villette, attraverso il Superbonus 110%. «Un errore di notifica — spiega Michele Valle, presidente del comitato Quelli che aspettano Casa Zero, che raggruppa le famiglie di Veneto e Lombardia — rischia di cancellare la speranza di verità per centinaia di persone, che da oltre due anni attendono giustizia». Martedì, l’udienza preliminare che avrebbe dovuto segnare l’avvio dell’iter nei confronti di otto amministratori e tecnici di Casa Zero non si è nemmeno aperta a causa di un vizio procedurale. Ai rappresentanti della società non sarebbero stati correttamente comunicati né la chiusura delle indagini né la data dell’udienza. Da qui il rinvio.

«L’accusa — precisa Valle — è pesantissima: associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, con crediti fiscali gonfiati, lavori mai eseguiti, famiglie lasciate con impalcature mai rimosse e case mai ristrutturate. Secondo le indagini, circa 49 milioni di euro sarebbero stati illecitamente trasformati in crediti d’imposta e oltre 36 milioni ceduti a istituti bancari, arrecando un danno diretto all’Erario di 7,7 milioni di euro» il procedimento giudiziario rischia di trasformarsi in una maratona infinita. «Mentre si discute di vizi formali — si domanda Valle — le vere vittime della vicenda, i clienti, restano in un limbo: l’Agenzia delle entrate chiederà il rimborso dei crediti? Finché non ci sarà una sentenza che certifichi la truffa, potrebbero essere costretti a restituire allo Stato il bonus che Casa Zero ha intascato, pur non avendo mai terminato i lavori, in molti casi addirittura mai iniziati».

Il giudice deciderà soltanto il prossimo 3 giugno se dichiarare la nullità parziale e far ripartire tutto da capo. «Intanto, ogni giorno che passa senza risposte è una ferita aperta per chi è rimasto colpito da questa vicenda. Non possiamo permetterci che un caso di questa portata venga rallentato».

Se i responsabili fossero condannati, le famiglie che si sono affidate a Casa Zero sarebbero al riparo da eventuali pretese dell’Agenzia delle entrate, che comunque ancora non si è pronunciata sulla vicenda. In ogni caso, le famiglie potrebbero costituirsi parte civile all’interno del processo penale, per chiedere il risarcimento del danno per mancato guadagno, ovvero per aver perso l’opportunità di usufruire del Superbonus e per non aver potuto migliorare la classe energetica delle loro abitazioni.

A conclusione della vicenda, se Casa Zero sarà condannata, le persone che si erano affidate alla società trevigiana (circa 1.800, di cui 400 lombarde e una sessantina cremasche) potrebbero chiedere il risarcimento alle assicurazioni dei professionisti per infedele asseverazione e certificazione del credito.

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