L'ANALISI
24 Aprile 2025 - 09:59
CREMA - Si è aperta al canto ‘Cristo resusciti’ la messa di ieri sera in cattedrale in suffragio di papa Francesco, celebrata dal vescovo Daniele Gianotti, affiancato dai sacerdoti diocesani. Una cattedrale gremita, nel ricordo commosso del Santo Padre argentino. «Affidiamo a Dio nella fede del Signore risorto il nostro papa Francesco — ha esordito il vescovo –: questa sera vogliamo pregare per lui e dire grazie a Dio per i 12 anni del suo pontificato e per il resto della sua vita. Vogliamo chiedere al Signore che nella misericordia che papa Francesco ha tanto annunciato con gesti e parole ora lo accolga tra i suoi servi fedeli».
Monsignor Gianotti ha fatto riferimento anche all’udienza che il Santo Padre concesse alla diocesi cremasca. «Un momento bello e gioioso vissuto nell’aprile di due anni fa, l’ultima volta che l’abbiamo incontrato come Chiesa cremasca». Poi la preghiera per la pace, per i poveri e per il conclave che dovrà eleggere il suo successore. Nell’omelia il vescovo ha invitato a non dimenticare i gesti e gli insegnamenti di papa Francesco, facendo risuonare le sue parole. «Le riprendo da un suo discorso del luglio 2013 che fece ai vescovi brasiliani, pochi mesi dopo la sua elezione».
A Rio de Janeiro disse: «Non bisogna cedere alla paura, al disincanto allo scoraggiamento e alle lamentele, Abbiamo il sentimento di chi deve fare un bilancio di una stagione ormai persa. Poi il ricordo dell’episodio di Emmaus, la fuga dei due discepoli, il mistero difficile della gente che lascia la Chiesa, apparsa debole, povera per rispondere alle inquietudini, troppo autoreferenziale. Il fatto è che oggi ci sono molti che sono come i due discepoli di Emmaus, sembrano ormai senza Dio. Di fronte a questa situazione cosa fare? Serve una Chiesa in grado di incontrarli nella loro strada e dialogare con i discepoli che scappando da Gerusalemme vagano da soli nel disincanto».
Papa Francesco all’epoca parlò di «globalizzazione implacabile». Il Santo Padre ricordò come servisse una Chiesa «coraggiosa, capace di riscaldare il cuore, di ricondurre a Gerusalemme, riaccompagnare a casa». Parole che il vescovo ha voluto sottolineare. «Dobbiamo ringraziare il Papa – ha concluso il presule – di averci ricordato tutto questo, di averci sollecitato ad essere una Chiesa che, come il suo Signore, sa scaldare il cuore e far tornare alle sorgenti».
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