L'ANALISI
22 Aprile 2025 - 19:41
BOZZOLO - L’ultima volta che era riemersa era l’estate del 2023, complice la siccità che gravava sulla Pianura Padana e quindi sui corsi d’acqua, tra cui il fiume Oglio. Tra meno di due mesi, invece, la locomotiva inabissata da 81 anni sarà definitivamente sollevata e spostata dal letto del fiume. Un’operazione necessaria per proseguire nei lavori del raddoppio ferroviario della linea Piadena-Mantova. Sopra il corso d’acqua infatti vi sarà la realizzazione di un doppio ponte, uno per senso di marcia del treno e l’attuale sarà demolito.
Da decenni infatti, quando l’Oglio si ritira per la siccità, riemerge la memoria, successe come detto nel 2023 ma anche nel 2022 e ancor prima nel 2015. Sotto il vecchio ponte ferroviario tra Marcaria e Bozzolo, affiorano la fiancatina e il respingente arrugginito di un carrello porta carbone, superstiti visibili di un disastro che il 4 novembre 1944 costò la vita a due ferrovieri. Il ponte, bombardato e ricostruito più volte dalla Tot, presso la quale lavoravano operai italiani per conto dei tedeschi, era in condizioni precarie.
Una delle persone che ciclicamente ricordava l’accaduto era Luigi Pognani, ferroviere in pensione. «Il ponte sull’Oglio - aveva raccontato - era stato bombardato e ricostruito dai tedeschi cinque o sei volte. A ricostruirlo c'era la Tot, con lavoratori italiani pagati dai tedeschi. Quel 4 novembre 1944 arrivò alla stazione di Marcaria un treno merci carico di tavole di legname. Col ponte pericolante pensarono di mandare avanti, a piedi, l’aiuto macchinista mentre il macchinista, avviato il treno a bassa velocità, sarebbe saltato a terra prima della salita sul ponte. I tedeschi si opposero e, come è facile intuire, armi alla mano, li fecero salire. Entrata sul ponte, la locomotiva precipitò trascinando il carrello e tre vagoni nel fiume in piena».
Persero la vita l’aiuto macchinista Nello Damiani, di 39 anni, e il macchinista Angelo Fincato, di 45 anni, i cui corpi vennero recuperati con non poca fatica nei giorni successivi. I tre vagoni vennero tirati a riva ma la locomotiva è sempre rimasta al suo posto. Finalmente, grazie alla tecnologia modera, anch’essa potrà essere definitivamente smaltita, con un’operazione unica nel suo genere tra tecnologia e memoria storica.
Il progetto, firmato dal raggruppamento di imprese Pizzarotti, Saipem, Icm e Salcef, prevede un intervento straordinario. Prima la bonifica bellica e il dragaggio del fondo, poi un catamarano appositamente attrezzato solleverà il relitto della locomotiva DR56-20 da 85 tonnellate, lungo 17 metri e alto 4, per trasportarlo a riva. Lì, una gru lo solleverà definitivamente e lo depositerà in attesa della destinazione finale.
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