L'ANALISI
22 Aprile 2025 - 18:50
CASALMAGGIORE - Intitolare la sezione casalasca dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia a Regina Ramponi, nata il 17 gennaio 1901 e morta il 12 maggio 1975, maestra, partigiana combattente e protagonista indomita della Resistenza. Questo l’obiettivo, dichiarato dal presidente ANPI Giancarlo Roseghini, per rendere il giusto tributo a una figura che fu molto più di una staffetta o di una sostenitrice del movimento partigiano: fu un punto di riferimento, un’anima lucida e operosa capace di collegare la realtà casalasca con la Resistenza in formazione a Parma. Fu lei a indicare la via ai giovani di Casalmaggiore, tra cui Giovanni Favagrossa, che trovarono nella zona di Osacca uno dei primi teatri di scontro armato contro il nazifascismo, già nel dicembre del 1943.
La vicenda di Ramponi è stata ricostruita dal compianto professore Giorgio Lipreri. Arrestata una prima volta nel dicembre dello stesso anno, Regina fu sottoposta a pesanti interrogatori e sevizie. Eppure non parlò. Riuscì anzi a convincere i suoi aguzzini della propria innocenza, tanto che fu scarcerata. La sua fermezza non passò inosservata: l’UPI di Cremona la definì in una nota un «elemento tanto pericoloso» da dover essere allontanato non solo dall’insegnamento, ma dalla società stessa.
Regina Ramponi non era solo una militante: era una donna di cultura, una maestra che aveva sempre creduto nella forza dell’istruzione come leva per la libertà. La sua biografia si intreccia con le difficoltà del tempo, dalla guerra alla repressione fascista, dai sospetti politici alle carcerazioni. Ma anche con la rinascita, la partecipazione attiva al Comitato di Liberazione Nazionale, la guida del Centro Femminile Antifascista, il riconoscimento della sua attività come partigiana combattente nella formazione Garibaldi, fino alla Croce al merito di guerra e al Certificato al patriota, in cui si legge il grazie delle Nazioni Unite per chi, come lei, ha combattuto con lealtà per la libertà.
Sulla lapide che le è stata dedicata, le parole scolpite raccontano con sobrietà ciò che lei è stata: «Qui vive nella memoria della città Regina Ramponi. Educatrice, partigiana combattente della Resistenza, donna di virtù, intelligenza, di coraggio e di cultura. Partecipe attiva alla ricostruzione italiana negli ideali socialisti ed umanitari». E forse sono le sue stesse parole, sempre immaginate e ricostruite grazie al professor Lipreri, a restituire meglio di ogni altro documento ufficiale la grandezza di questa donna: «Il mio nome è Regina. La mia vita è stata segnata da eventi che hanno fatto la storia d’Italia, ai quali ho partecipato con la profonda, intima consapevolezza di essere nel giusto».
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