L'ANALISI
19 Aprile 2025 - 16:27
VIADANA - La difesa del 17enne di origini albanese accusato di aver ucciso la 42enne Maria Campai, d’origine romena, in un garage di via Monteverdi, delitto avvenuto il 19 settembre 2024, punta a ottenere un processo con il rito abbreviato, che prevede in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena. La richiesta è stata avanzata dai legali del ragazzo, gli avvocati Paolo Antonini e Valeria Bini, e la decisione del giudice dovrebbe arrivare nell'udienza preliminare convocata al Tribunale dei minori di Brescia per il 23 maggio.
In questa udienza il sostituto procuratore Carlotta Bernardini chiederà il rinvio a giudizio per il giovane con l’accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. L’aggravante della premeditazione è una spada di Damocle sulla testa del ragazzo in quanto, in caso di condanna, porterebbe a una pena maggiore, ma nell’udienza preliminare i difensori del ragazzo la contesteranno, convinti che il delitto non sia stato premeditato.
Maria Campai era scomparsa una settimana prima che il suo corpo venisse scoperto il 26 settembre 2024 nel giardino di un’abitazione disabitata in via Monteverdi. Si era recata a Viadana per incontrare una persona conosciuta online, con cui aveva fissato un incontro sessuale a pagamento. Preoccupati per la sua assenza, i familiari avevano lanciato diversi appelli per ritrovarla e la sorella, con cui Maria viveva a Parma, aveva diffuso la sua foto a Viadana, chiedendo aiuto per ottenere informazioni sulla scomparsa.
Il giorno successivo al ritrovamento del cadavere, i carabinieri hanno fermato il 17enne che aveva contattato la donna, scoprendo che l’incontro era avvenuto nel garage del condominio in cui il giovane viveva con la famiglia, trasformato in una sorta di palestra per allenarsi alle arti marziali. Il delitto è avvenuto proprio lì e poi il corpo della donna è stato trasportato poco lontano, nel giardino dell’adiacente villetta disabitata. Secondo le ricostruzioni degli investigatori, il ragazzo attualmente rinchiuso nel carcere minorile Beccaria di Milano, avrebbe aggredito Maria con estrema violenza, come avrebbe confermato l'autopsia: colpita ripetutamente alla testa, al volto e al torace. La stessa autopsia non ha potuto confermare, invece, se vi sia stato il rapporto sessuale in quanto il corpo della 42enne era in avanzato stato di decomposizione.
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