L'ANALISI
19 Aprile 2025 - 11:22
CASALMAGGIORE - Negli ultimi giorni, diversi cittadini si sono imbattuti non senza curiosità in un manifesto insolito, affisso nei classici spazi riservati agli annunci funebri. Ma questa volta non si tratta di un necrologio. Il messaggio, anonimo, campeggia con parole forti e cariche di significato: “La misura è colma. Il pianeta è in lutto. Tu non uccidere!!!”
Manifesti come questo sono apparsi in più zone della città, affissi nei pressi dei cimiteri, delle chiese, lungo le vie di passaggio più frequentate. A colpire è il tono: diretto, quasi profetico. E l’anonimato dell’autore non fa che aumentarne la forza e la portata simbolica. Il manifesto prosegue con un’accusa rivolta a tutti: “Basta uccidere innocenti!! Un giorno, quando ripenseremo a tutte queste cose orribili, nessuno potrà alzarsi in piedi e dire: noi non sapevamo!! Le prove, molteplici, ci sono tutte. Il mondo ha scelto di non vedere”.
Il richiamo è evidente e fortemente evocativo di don Primo Mazzolari, il parroco cremonese che nel 1955 pubblicò il libretto “Tu non uccidere”, un appello appassionato contro la guerra, la violenza e l’ipocrisia dell’indifferenza.
“Ogni uomo che uccide un altro uomo, uccide anche se stesso”, scriveva. E questo messaggio – datato 3 aprile 2025, ma senza firma – sembra voler camminare proprio su quelle orme. Non si sa chi l’abbia scritto né affisso, e forse è meglio così. È il genere di messaggio che non vuole attribuzioni personali, perché chi lo legge si senta interpellato in prima persona. In un momento storico in cui le atrocità spesso scorrono sotto i nostri occhi senza lasciare traccia, dove l’abitudine rischia di anestetizzare anche le coscienze più sensibili, quelle parole risuonano come un allarme.
A Casalmaggiore, dove questi manifesti si sono moltiplicati come un sussurro persistente, la domanda sorge spontanea: quanto siamo ancora in grado di indignarci? E, soprattutto, quanto tempo impiegheremo prima di dire, come ammonisce il manifesto, che “noi non sapevamo”? Un messaggio scomodo, ma necessario. Per ricordarci che il primo dovere, sempre, è non voltarsi dall’altra parte.
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