L'ANALISI
15 Aprile 2025 - 20:26
Gualandris, Bongiovanni, Giannelli, Durante e Buda
CASALMAGGIORE - Prevenire la malattia dell’infiltrazione criminale nell’ente pubblico è possibile. Non solo «a partire dalla sua manifestazione attraverso gli arresti o lo scioglimento del Comune, e dunque una valutazione regressiva degli elementi penali nei fatti storici», ma soprattutto «individuare e raccogliere atti con caratteristiche di distorsione criminale tali da poter intervenire tempestivamente». Così Antonio Giannelli, prefetto di Cremona, ha riassunto i principali problemi e le soluzioni per far fronte alle situazioni di malagestione pubblica durante il convegno organizzato nell’Auditorium della Fondazione Santa Chiara. L’incontro di oggi, organizzato dalla Prefettura cremonese, in collaborazione con il Comune maggiorino, fa parte del ciclo di appuntamenti sui temi della prevenzione e della sicurezza sul territorio provinciale.
I relatori per approfondire il delicato tema sono stati Nicola Durante, presidente della sezione del Tar di Salerno, e Emilio Saverio Buda, già dirigente economico-finanziario della Prefettura di Reggio Calabria, moderati da Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia di Cremona e Crema. All’incontro, aperto con i saluti di benvenuto del sindaco Filippo Bongiovanni, sono intervenute autorità civili e delle forze dell’ordine — fra cui i comandanti provinciali dei carabinieri colonnello Paolo Sambataro e della GdF colonnello Massimo Dell’Anna — dirigenti e figure di rilievo della questura di Cremona e della Prefettura, per cogliere spunti e proposte concrete per far fronte ai problemi di infiltrazione criminale nelle procedure amministrative «e dunque di assorbimento di risorse pubbliche a danno dei cittadini».
Il comportamento preventivo «e il controllo collaborativo» tra le parti sono i concetti chiave per evitare l’eventuale scioglimento dell’ente per condizionamento mafioso, «e l’obiettivo di tali azioni è finalizzato ad una legittimazione degli enti agli occhi dell’opinione pubblica; siano essi del Sud o del Nord» ha ricordato Giannelli. Il presupposto chiave, ha spiegato poi Durante, «tra gli elementi fattuali e causali di indagine di un’infiltrazione è il condizionamento da parte di criminali su amministratori o del personale pubblico».
Tuttavia «rimangono poi i problemi di riservatezza di alcuni atti coperti dal segreto investigativo, nella fase di acquisizione delle prove, con conseguenze anche sulla reputazione dei soggetti coinvolti». Ecco allora l’importanza di approfondire le ricerche nella documentazione prodotta dall’attività quotidiana di un Comune o una Provincia. «È necessario verificare altre tipologie di atti – ha specificato Saverio Buda –, come le determine, che rappresentano la vera gestione di un ente pubblico da parte della dirigenza o dei suoi responsabili». In questo modo «si possono rivelare azioni deviate da organizzazioni mafiose».
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