L'ANALISI
14 Aprile 2025 - 05:10
Uno scorcio degli ex Stalloni
CREMA - Gli studenti del Munari saranno protagonisti alla Biennale di Venezia, grazie a quattro progetti in cui indagano le caratteristiche e le potenzialità dei nuovi materiali, oggi sempre più presenti nell’architettura e nel design, proponendo anche la loro idea su come riqualificare gli ex Stalloni.
Gli allievi del corso di Design ed Architettura del liceo artistico di via Piacenza si sono confrontati con il concorso internazionale ‘New design’ indetto dal ministero dell’Istruzione. A novembre i loro quattro progetti faranno parte dei 107 selezionati per la Biennale.
Uno si occupa della ricostruzione di Castelluccio dopo il terremoto, realizzato da Mariasole Alberici, Ginevra Benelli, Francesca Ferri, Gabriele Inzoli, Maria Martignoni, Gabriele Mizzotti, Samuele Redondi, seguiti dalle docenti Barbara Belloni e Laura Lisè.
Poi lo studio intitolato ‘Rovine contemporanee’, che porta la firma di Ludovica Avaldi, Alice Lazzarini, Lorenzo Mennillo, Elisa Miragoli. Si fonda sul recupero di una scuola abbandonata all’incuria del tempo.
Poi ‘Balance’, che ha visto impegnati Maria Vittoria Barbiroli, Cristina Barnabò, Nicolò Casulli, Irene Chiara, affiancati dalle docenti Sabrina Grossi ed Elisa Saronni.
Uno studio di inclusive design, un elegante bicchiere pensato per le persone alle prime fasi del Parkinson, moderno e fatto con materiali innovativi con prese stabili e comode.
Infine il recupero degli ex Stalloni, su cui si sono cimentati Carolina Lucchetti, Giulia Maffeis, Alessandro Montani, Pietro Villa e Martina Zucchi seguiti ancora da Grossi e Belloni.
«Non solo un intervento urbanistico – chiariscono le docenti – ma un tentativo di riflessione sull’identità collettiva della comunità. Si cerca di creare un dialogo tra passato e futuro, utilizzando materiali tradizionali e innovativi che raccontano una storia condivisa. Il progetto mira a onorare la memoria del luogo, trasformando un’area dimenticata in un simbolo di accessibilità e vivibilità. Nei chiostri, è presente il calcestruzzo auto rigenerante, in grado di resistere nel tempo e riparare autonomamente eventuali rotture. La struttura del nuovo edificio e i cubi all’esterno del museo delle carrozze sono in vetro fotovoltaico, il quale produce energia pulita e illumina naturalmente gli spazi. La resina luminescente, utilizzata per riprodurre le tracce delle mura federiciane, emette luce acquisita da fonti energetiche, creando un richiamo visivo significativo. L'architettura si integra così con l'ambiente, unendo innovazione e memoria in un dialogo continuo».
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