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CREMONA: IL LUTTO

Canti e dolcezza per l'ultimo saluto a Vivide

Cerimonia toccante a San Sigismondo per i funerali della nota imprenditrice portata via in pochi mesi da un male incurabile

Gilberto Bazoli

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10 Aprile 2025 - 18:02

Canti e dolcezza per l'ultimo saluto a Vivide

CREMONA - È con la dolcezza dei canti intonati, oltre la grata davanti all'altare, dalle monache domenicane e tra lo splendore senza tempo degli affreschi dei Campi che le è stato dato l’ultimo saluto. San Sigismondo, un luogo che frequentava, ha contenuto a fatica i parenti, gli amici, i conoscenti riuniti intorno al feretro di Vivide Piazza, 60 anni, moglie del noto cardiologo Enrico Passamonti portata via in pochi mesi da un male incurabile.

La celebrazione eucaristica è stata presieduta da monsignor Mario Marchesi, con don Giulio Brambilla, don Pierluigi Fontana e don Jacopo Mariotti. Profonda e toccante l’omelia di don Marchesi. «Con la sua famiglia la nostra sorella ha percorso il suo calvario con sofferta dignità umana e fortezza d’animo. Ora è dall’altra parte, accolta da Dio, in cui ha sempre creduto. Mi sembra bello pensare che abbia già incontrato i suoi cari che l’hanno preceduta. Quei cari che l’hanno amata e che lei ha amato. La fede in Dio accende una luce, uno spiraglio di speranza che ci fa certi che davanti a Lui la morte non esiste. Quando una morte entra nelle nostre case, essa diventa un peso, dà turbamento e dolore. Ma questo dolore è sempre rasserenato dalla speranza, la morte è vinta una volta e per sempre».

Il sacerdote ha continuato tratteggiando il ritratto dell’imprenditrice agricola che dalla madre ha ereditato la passione per l’arte e dal padre la professione. «In questa occasione bastano pochi richiami di Vivide: era una donna capace, forte, realista, volitiva. Sapeva costruire e affrontare ogni cosa con impegno sia nella sua famiglia che nel lavoro, pronta a incoraggiare tutto ciò che è utile e buono». Se queste era la sua dimensione umana, sul piano religioso, ha detto don Marchesi, «aveva abbracciato gli essenziali della fede cristiana. Chi è semplice non ama molto discutere con Dio e su Dio. Lei ha intuito che dev’esserci un Dio che vuole il nostro bene. Vivide ha già seminato nella vita terrena e continuerà ancora a farlo».

Poi il momento più commovente, quello alla preghiera dei fedeli quando i tre figli (Matilde, subentrata nella gestione dell'azienda zootecnica di Vescovato: Cora, farmacista; Giuseppe, studente di Medicina avviato sulle orme del padre) si sono avvicinati al microfono. Leggendo, a turno, queste parole: «Per te, cara mamma, che ci hai insegnato l’amore scegliendolo in ogni tuo gesto. Per te che sei sempre stata tanto paziente, mai invidiosa, mai vanitosa, che non hai mai cercato il tuo interesse personale, mai tenuto conto del male ricevuto. Per te che hai sopportato tante prove senza mai perdere il tuo immenso amore per la vita».

Poi il secondo messaggio: «Per noi che restiamo qui e che non conosciamo le nostre giornate senza una tua parola. Per tutte le persone che vivono questo dolore e si trovano a salutare proprio chi non vorrebbero mai vedere partite». E il terzo brano: «Per la tua eredità di gioia pura, per il senso di famiglia che ci hai trasmesso, porto sicuro in cui siamo sempre stati accolti da un sorriso ad ogni risveglio, da una carezza per ogni problema, da ogni abbraccio per ogni successo. Per tutta la dedizione che hai profuso senza risparmiarti, amata e rispettata da tutti, nella tua professione».

«Quanta delicatezza, quanta grazia - ha sussurrato a questo punto una fedele - in queste parole dei figli». Ma non erano finite. Le ultime sono state «per i medici, gli infermieri, le monache del Monastero di San Giuseppe e i sacerdoti che hanno accompagnato il passo della mamma in questo percorso, rendendolo più lieve». Poco dopo il corteo funebre ha cominciato a muoversi verso il cimitero di Volongo. La voce angelica delle religiose domenicane si era spenta.

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