L'ANALISI
09 Aprile 2025 - 21:57
CREMONA - Non c’è via di uscita senza una vera integrazione europea, che non può certo accontentarsi dell’unità monetaria pur faticosamente raggiunta. Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, ora presidente dell’Istituto Jacques Delors (e autore del rapporto ‘Molto più di un mercato’), giunto da Berlino oggi pomeriggio in Fiera al convegno dal titolo ‘Un futuro che vale’, promosso dai giovani dell’Associazione industriali di Cremona, a ottant’anni dalla sua costituzione (5 maggio 1945). Un convegno, molto partecipato, introdotto nei vari passaggi e moderato da Janina Landau, giornalista di Class CNBC, che ha messo a confronto diverse esperienze (gli imprenditori, l’atleta paralimpico, il giornalista, il politico-economista di lungo corso) e considerato da più angolature le attese, le preoccupazioni e le sfide del presente e del futuro – non solo i dazi di Trump - arrivando peraltro a una visione sostanzialmente convergente.
Ha aperto i lavori Stefano Rossi, presidente del gruppo Giovani industriali di Cremona, delegato dal presidente Stefano Allegri (assente per impegni istituzionali) a ricordare gli ottant’anni dell’Associazione nata all’indomani della Seconda guerra mondiale, in un’Italia protesa alla ricostruzione grazie ai sacrifici, all’ingegno e alla grande volontà delle generazioni che ci hanno preceduto, all’insegna di un «sano capitalismo imprenditoriale», che ci ha a lungo accompagnato. Oggi – ha rimarcato Rossi – viviamo un tempo di trasformazioni profonde, fra le quali la «disintermediazione» che vorrebbe mettere in discussione le appartenenze e anche le associazioni di categoria. Si avverte un «senso di smarrimento che tocca ogni angolo della società», ma è indispensabile non arrendersi e riconoscere nella meritocrazia una garanzia di opportunità per tutti coloro che si impegnano ad arrestare il declino.
Dopo la testimonianza di Daniele Cassioli, non vedente e campione di sci nautico, le interviste parallele di Landau ad Alessia Zucchi, presidente e amministratore delegato dell’Oleificio Zucchi e a Claudio Antonelli, vicedirettore del quotidiano ‘La Verità’. Zucchi, partendo dai 215 anni di attività dell’impresa di famiglia, ne ha rilevato la «discontinuità» perché «ogni generazione vi ha portato qualcosa di nuovo». Nata come azienda olearia di semi, la Zucchi si è così aperta alla produzione di olio extravergine di oliva, il primo sul mercato a filiera tracciata, nel segno della sostenibilità ambientale, obiettivo dell’azienda ormai da vent’anni che ha dato positivi risultati di crescita ed efficientamento, oltre che rispondere a un'etica di impresa. Antonelli ha sottolineato come oggi venga richiesto a un giornalista «uno zoom allargato» che non faccia venir meno la nitidezza dell’immagine offerta ai lettori. Critico il suo giudizio sull’«estrema polarizzazione» delle posizioni, mentre è necessario studiare di più per informare meglio (che è molto diverso dal semplice comunicare) ad esempio sul Green Deal (Patto verde) europeo, perché la tutela del lavoro non può essere rimessa alle ideologie ma cercando quella sostenibilità che passa per la responsabilità delle aziende. Positive poi le sue attese rispetto al piano Mattei per l’Africa, ma con l’avvertenza che è necessario investire sul ‘fianco Sud’ anche in termini di sicurezza.
Accolto dagli applausi è poi intervenuto Letta che, rivolto ai giovani imprenditori, ha ripreso l’appello di Cassioli: «Non nascondetevi», per poi smontare, reduce da un viaggio in tutte le capitali dei 27 dell’Ue, l’accusa ai Paesi del Nord, con un debito pubblico di gran lunga inferiore al nostro, di essere «cattivi ed egoisti». È vero che siamo diversi – ha osservato Letta - ma questa non è una buona ragione per chiudersi. C’è una consapevolezza da cui partire: l’intuizione dell’Europa (citato De Gasperi) è nata «quando il mondo era piccolo» e la crescita era concentrata nel Vecchio Continente, negli Usa, in Giappone. Oggi non è più così, con l’espansione della Cina, dell’India (e in prospettiva dell’Indonesia e della Nigeria). I Paesi dell'Ue sono tutti «piccoli» in un mondo e in un mercato profondamente cambiati. Dunque la cooperazione fra europei è l’unico modo per farcela, per essere presi sul serio da Trump, per negoziare e costringere il presidente americano a cambiare. «Unità nella capacità negoziale e nervi saldi», ha detto ricollegandosi a un’osservazione di Zucchi. Per superare la frammentazione di ventisette mercati ed affrontare le nuove sfide, Letta ha avanzato due proposte alla Commissione Ue: la creazione di un «ventottesimo Stato virtuale» con un proprio diritto commerciale semplificato rispetto a quelli nazionali, che possa essere scelto dalle imprese; l’impegno comunitario a garantire la libertà di circolazione (ma anche quella di restare) per le persone, i beni, i servizi, i capitali, l'innovazione e la conoscenza, nella prospettiva di una vera e non più rinviabile integrazione dei mercati.
Ha chiuso l'intenso pomeriggio Jacopo Moschini, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Lombardia, che ha posto l’accento sulle difficoltà poste finora alle imprese, prima che dai dazi Usa, dalle scelte o non scelte di Bruxelles (a cominciare dal Green Deal), indicando nella sussidiarietà e nella semplificazione, così come nella formazione al lavoro dei giovani e nell’innovazione i mezzi per colmare il divario e determinare nuove opportunità al «sistema Italia».
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