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CREMONA. LA PROPOSTA

'Adotta un nonno'. E l’affitto di casa cala

La proposta di Ceraso per far incontrare studenti fuori sede e anziani che vivono soli

La Provincia Redazione

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05 Aprile 2025 - 10:19

 'Adotta un nonno'. E l’affitto di casa cala

(Nel riquadro Maria Vittoria Ceraso)

CREMONA - 'Adottare un nonno' può essere un invito a far incontrare le generazioni. Accade già in diverse parti d’Italia. L’idea di Maria Vittoria Ceraso, capo gruppo di Oggi per Domani, propone che i giovani, magari gli studenti che vengono a Cremona a studiare, possano 'adottare' un anziano, magari in cambio di un’ospitalità o un affitto dai costi calmierati. Tutto parte da un fatto, come spiega Ceraso: «Il settore delle Politiche Sociali del Comune ha presentato i risultati della ricerca Cremona over 60, uno studio finalizzato ad anticipare i bisogni futuri degli anziani per migliorare la programmazione delle politiche sociali individuando in maniera preventiva i rischi degenerativi e per mettere in campo interventi mirati evitando così di agire in emergenza quando la situazione è complessa o ormai compromessa in termini soprattutto di autonomia — scrive —. In particolare la situazione abitativa risulta fondamentale in chiave di prevenzione. I dati, basati su 840 interviste a cittadini e cittadine residenti a Cremona, hanno evidenziato che il 28%, un quarto della popolazione, vive da sola, mentre il 44% con il partner. Molti non hanno figli o se li hanno sono lontani e non possono intervenire in situazione di emergenza».

Fotografato l’esistente, aggiunge Ceraso: «Secondo l'Università di Genova che ha seguito la ricerca è ora necessario tradurre i dati raccolti in azioni concrete sul territorio basate su due pilastri: un approccio intergenerazionale e una strategia di quartiere affinché spazi e generazioni possano diventare risorse reciproche — spiega —. Considerando che Cremona è sempre più città universitaria e la carenza di posti letto e il costo a volte troppo elevato degli affitti per studenti sono un problema diffuso anche nel nostro territorio, ho presentato un ordine del giorno per proporre all’Amministrazione di sperimentare, sull’esempio di città come Milano e Pavia, progetti che propongono una nuova forma di domiciliarità: una coabitazione solidale basata su un patto fiduciario tra anziano e giovane. Grazie a questo patto intergenerazionale si favoriscono relazioni di solidarietà e condivisione per l’inclusione della popolazione più anziana offrendo al contempo soluzioni concrete per rispondere al crescente bisogno di alloggi a prezzi accessibili per gli studenti universitari».

Tutto ciò potrebbe compiersi sotto i crismi della tutela delle parti, osserva la consigliera: «Il ‘patto di coabitazione’ definito da un regolare contratto di locazione, prevede l’erogazione, da parte dello studente, di servizi elementari, ma fondamentali, sulla base delle competenze profilate dello studente e i bisogni degli over 65 come l’uso delle risorse informatiche, la facilitazione all’accesso dell’assistenza sanitaria, accompagnamento verso strutture amministrative, momenti di socializzazione e svago — prosegue —. Tra l’altro Regione Lombardia ha sottoscritto un protocollo con le università lombarde che finanzia progetti innovativi volti a favorire lo scambio intergenerazionale tra studenti e persone anziane».

E inoltre «la ricerca stessa prevede di individuare giovani volontari. Antenne sociali degli anziani in città proponendo ad esempio la presa in carico multidimensionale di circa 6-8 anziani (a livello di quartiere) per ciascun giovane volontario per il supporto a piccole incombenze: accesso allo Spid, prenotazioni visite, aiuto nella spesa, socialità — spiega —. A tal fine, per favorire la nascita di percorsi ‘con’ le persone in un’ottica intergenerazionale, nell’ordine del giorno si propone inoltre di coinvolgere le parrocchie e gli oratori che intercettano le necessità e le fragilità di tanti anziani soli e quali luoghi di aggregazione ed educazione e sostegno alla famiglia, capaci di promuovere la partecipazione giovanile potendo contare sulla presenza di figure volontarie nell'ottica di sviluppare interventi volti a diffondere la consapevolezza di una cultura della solidarietà sociale diffusa e partecipata. Ecco perché ritengo importante che nelle commissioni consiliari permanenti competenti venga presentato lo studio evidenziando i dati per quartiere e le criticità rispetto allo stato dei luoghi e dei servizi in un’ottica di vivibilità per gli anziani residenti per elaborare una strategia di intervento per quartiere individuando le priorità».

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