L'ANALISI
03 Aprile 2025 - 17:59
CREMONA - «Mio padre aveva una musica dentro che ha saputo trasmettere a noi figli: a me e a Michele che siamo rimasti in azienda e ad Alberto che fa il musicista»: così Vittorio Venturini ricorda il padre Gian Carlo, scomparso a 83 anni, titolare della legatoria Venturini, un artigiano che sapeva esprimere con il fare la propensione a creare legami fra le persone e non solo fra le pagine. «Aveva iniziato agli inizi degli anni Sessanta, poi l’esperienza a Cremona Nuova, in mano all’Iri all’indomani della fine della Guerra», continua Vittorio. Poi la decisione di mettersi in proprio: «Con la sorella prima e poi con l’ingresso in azienda di mia mamma e di noi figli, a cui ha lasciato la sua preziosa eredità lavorativa».
Fino all’ultimo Gian Carlo Venturini la mattina si presentava in azienda: «Come per molti imprenditori della sua generazione, mio papà si identificava col suo lavoro, che era motivo di orgoglio e di relazioni non solo professionali, ma molto spesso schiettamente umane — racconta —. Mio padre ci ha insegnato la cura della qualità, la passione per il prodotto bello, esclusivo, elegante, che è quello che si va cercando dall’artigianato italiano. Il mondo della stampa è cambiato, ma la lezione di mio padre è stata quella di non rinunciare mai all’artigianalità e alla qualità degli oggetti prodotti dalla nostra legatoria. E tutto questo per mio padre si compiva sotto il segno della passione e della dedizione a questo antico e bellissimo mestiere».
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