L'ANALISI
03 Aprile 2025 - 05:20
Il 28enne di Marsala Diego Belfiore e il 34enne di Seul Seungkun Kim hanno aperto una bottega liutaria
CREMONA - Da compagni di classe alla scuola di liuteria, a colleghi di bottega: Diego Belfiore, 28 anni, originario di Marsala, e Seungkun Kim, 34 anni, proveniente da Seul hanno deciso di fare della liuteria la loro vita.
«Mettere su bottega è stata una decisione importante e condivisa con Kim — spiega Belfiore —. Bisognava fare il salto, aprire partita IVA e mettersi in gioco. Così è stato». Kim sorride e dice: «Ora è tutto pronto».
E basta guardarsi in giro: tutto brilla, ma non c’è neppure uno strumento, viene da osservare. E poi che pulizia. Belfiore sorride e guarda il suo collega: «Strumenti venduti. Kim ti avevo detto che non dovevamo pulire dai trucioli», afferma con inconfondibile accento siciliano.
Aprire una bottega è un’impresa e non mancano le difficoltà: «Buona parte dei primi sei mesi se ne sono andati in adempimenti burocratici – raccontano —. È stato un itinerario complicato: se uno non è più che motivato ti arrendi. Abbiamo passato più tempo dai nostri commercialisti che sul bancone. Ora dovrebbe essere tutto a posto e potremo iniziare a concentrarci sul nostro lavoro, sul costruire strumenti. Cercando di contenere i costi.
Solo per fare un esempio: un set di legno qualche anno fa costava meno di 100 euro, oggi supera i 300. Bisogna poi pensare che se decidi di fare un violoncello, come nel mio caso, quel legno ti basta appena — spiega Kim —. Quando parliamo di legno, diciamo legno fresco che quindi ha bisogno di essere stagionato. Tutto si fa complicato, ma non ci arrendiamo», afferma con determinazione coreana.
Due mondi, la Sicilia e la Corea del Sud, si sono incontrati a Cremona in nome della liuteria: «Eravamo buoni compagni di classe, abbiamo condiviso il momento non facile del Covid e questo ha cementato la nostra amicizia — spiega il liutaio di Marsala —. Aprire bottega insieme significa condividere la spesa, poi se oltre a questo ci si conosce, è un valore aggiunto».
L’incognita clienti non spaventa i due giovani: «I nostri contatti arrivano attraverso Instagram, Facebook, ma anche comuni amici — spiega Belfiore —. Cerchiamo di farci conoscere e poi la voce passa. Per ora ci hanno contattato alcuni commercianti con grande esperienza che si sono dimostrati interessati al nostro lavoro.
Ma il mio obiettivo è quello di lavorare con i musicisti: è avendo contatti con chi suona il tuo strumento che puoi capire come cambia il violino che hai fatto, come matura. Diciamo che questo è l’obiettivo: lavorare con i musicisti ti permette di avere anche chi viene a far assestare e manutenere lo strumento, ti assicuri anche la manutenzione».
Kim in tema di clienti afferma: «In Corea del Sud ho mantenuto i contatti con amici che hanno studiato qui e sono tornati a casa e questi contatti permettono di vendere nel mio paese. Io suonavo il basso tuba, poi mi sono fatto conquistare dalla liuteria e dopo i 21 mesi di servizio militare sono partito per Cremona, l’unico posto dove poter studiare liuteria. Il mercato c’è, ma con la diminuzione delle nascite, almeno nel mio Paese, stanno diminuendo gli studenti di violino. In compenso si sta creando un mercato interessante legato a chi suona per passione, solitamente adulti con buone capacità economiche».
Malgrado questo, Kim ha preferito la piccola Cremona a Seul: «Se fossi rimasto in Corea avrei fatto solo restauro e manutenzione di strumenti, sarebbe stato più difficile costruire violini — spiega —. Da qui l’idea di fermarmi. E poi a Cremona si sta bene, la vita è tranquilla e non c’è altro posto al mondo in cui ci sia un così alto numero di liutai».
Belfiore entra nel merito della necessità e del piacere di stare a Cremona: «Mio papà è liutaio, a Marsala mantengo l’attività di famiglia, ma in Sicilia il lavoro è quello della manutenzione e messa a punto, non della costruzione di strumenti nuovi.
Per questo mi divido fra Sicilia e Cremona: solo qui si può pensare di vendere violini nuovi e comprarne uno a Cremona fa ancora la differenza. Per questo essere qui è importante. Mi divido due mesi in Sicilia e due a Cremona, a seconda delle esigenze».
Ma c’è di più: «Essere liutaio cremonese significa aver studiato qui e aver fatto apprendistato presso un maestro. Noi ci siamo diplomati col maestro Ernesto Vaia, nel nome di una tradizione che fa la differenza. È questo che conta: arriviamo dalla Sicilia e dalla Corea, ma il nostro modo di fare i violini ha radici qui e si inserisce in questa tradizione».
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