L'ANALISI
31 Marzo 2025 - 20:35
CREMONA - Tra gli incontri che gli hanno cambiato la vita ricorda Indro Montanelli, che lo scelse, giovanissimo, per scrivere sul Corriere dopo aver letto i suoi articoli scritti per La Provincia di Cremona, di cui era direttore Mauro Masone (altro incontro importantissimo), che per primo gli diede la possibilità di scrivere su un giornale. Ma anche Matilde Chizzoli, sua docente in terza media: «Se hai un dono devi condividerlo ed essere generoso tutto ti tornerà indietro». Lo ha raccontato Beppe Severgnini agli studenti del liceo Anguissola in uno degli incontri di PESES, il Programma di Educazione per le Scienze Economiche e Sociali, promosso dall’Università Cattolica e diretto da Carlo Cottarelli, nato nel 2023 con l’obiettivo di offrire agli studenti delle scuole secondarie di tutta Italia l’occasione di dialogare e confrontarsi con protagonisti ed esperti della recente scena politica ed economica italiana.
Nel campus di Santa Monica dell’Università Cattolica, l'editorialista del Corriere della Sera ha impostato il suo incontro come un dialogo: «Vorrei che foste voi a farmi domande. Tutti parlano di voi, psicologi, insegnanti, commentatori, ma in pochi vi conoscono veramente. Io sono ormai nella terza età e ho fatto il mio tempo. Non sono qui per fare propaganda al mio mestiere di giornalista. Oggi mi interessa conoscere voi, i vostri sogni, i vostri timori».
Rompe il ghiaccio Melek, 18 anni, originaria del Marocco. «L'Italia soffre la fuga di cervelli, cosa fare per trattenerli?», chiede. «Primo pagarli di più. Dopo 5 anni di Politecnico vai a fare l'ingegnere con una paga bassa. In Svizzera gli stipendi sono il doppio di quelli italiani, motivo per cui molti giovani vi si trasferiscono. Poi c’è il nodo tempo e trasporti che non funzionano. Quindi se ti pagano bene, lavori in un luogo bello e i luoghi belli fanno venire belle idee e ci arrivi facilmente, il tuo capo crederà in te e sarete alleati, tu dall’Italia non andrai mai via… La prossima Italia la farete voi. Da parte mia ho scritto un libro, Italiani di domani, in cui ho cercato di trasmettere questo concetto. Ora tocca a voi!».
«Se penso al mio futuro — aggiunge Giorgia — quello che mi mette ansia è studiare tanto e non trovare nel mio Paese un lavoro all’altezza delle aspettative. Cosa mi fa paura? L'incertezza, il continuo cambiamento, l’impossibilità di prevedere. Mi spaventa non essere abbastanza per quello che verrà». Severgnini risponde a Giorgia: «Un consiglio, se posso. Quando scegliete un lavoro, pensate sempre che se una macchina potrà sostituirvi, lo farà. I cambiamenti sono inevitabili, l’importante è saperli coglierli e riorientarsi».
Il futuro, i voti a scuola, la guerra, Trump: cosa genera più paura? Sofia 18 anni, non ci pensa perché «concentrata sui futuri studi universitari», Irene non passa molto tempo sui social eppure il suo «feed di Instagram è invaso da contenuti sulla situazione internazionale e quello sì mi porta stress. C’è la guerra e la guerra economica, per me ancora più preoccupante». Alex, interessato all’informatica, ha una paura inusuale: trovare un lavoro che gli «impedisca di coltivare le proprie passioni. Quindi di essere costretto a vivere per lavorare».
Numerosissime le domande e le curiosità che i ragazzi hanno rivolto al giornalista cremasco: censura, fake news, uso dei termini stranieri, ingerenza dei social. Infine, la parola d’ordine di Severgnini: studiare, specializzarsi, ascoltare, non limitarsi a collaborazioni occasionali. «Se era difficile ai miei tempi, ora il mestiere lo è ancora di più». Attenzione, infine, alle premesse con cui si decide di andare all’estero per studio o lavoro. «Ci sono i Marco Polo, gli esploratori, e i Montecristo: coloro che scappano con il dolore nel cuore. Valutate bene, anzi di più».
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