L'ANALISI
31 Marzo 2025 - 05:15
Il luogo dell'attentato. E nel riquadro Rosaria Costa vedova di Vito Schifani
GUSSOLA - «Alle 17.58 del 23 maggio 1992 io sono morta». Parole di Rosaria Costa, riferite alla strage di Capaci, che le portò via il marito Vito Schifani, lasciandola vedova a 22 anni con un bambino di quattro mesi. La testimonianza, diretta, è risuonata nella sala civica di Gussola venerdì, serata inaugurale della tournée nazionale dei Solisti Laudensi accolta con calore grazie al progetto “La mia rinascita tra parole e musica”, che ha segnato l’avvio ufficiale del tour. Il format, ideato da Fabio Merlini e inserito nel progetto “Musica e Legalità”, ha colpito per intensità emotiva e profondità civile.
Protagonista indiscussa della serata è stata Rosaria Costa. La sua voce ha attraversato la sala carica di dolore, ma anche di forza e determinazione. Prima di entrare nel vivo del reading, ha ricordato la sua Palermo, città amata e ferita, e ha raccontato con parole dure ma lucide il peso della memoria che porta con sé, partendo da un’esperienza intima e trasformandola in coscienza collettiva. Prima di entrare nel vivo della serata, Costa ha parlato della sua città, Palermo: «E' bella, è piena di storia, è un patrimonio dell'umanità, ma è piena di mafia. Negli anni '80 c'era un morto ammazzato al giorno. Ma per me esistono solo la legalità, le forze dell'ordine e le persone civili. Ora il mio compito è non dimenticare le atrocità della mafia. Sono rimasta intrappolata in quella Palermo disgraziata. Penso ai 5 poliziotti uccisi nella strage di Capaci: nonostante si sapesse che era arrivato il tritolo, non si sono tirati indietro. Ora raccontare quel che è successo è il mio destino: a 22 anni non si può restare vedova perché dei mascalzoni, degli uomini senza Dio, hanno fatto saltare un'autostrada».
L’incontro ha toccato momenti di grande intensità, soprattutto durante la lettura dei passaggi più drammatici del libro, in cui Rosaria rievoca il dolore del lutto, la consapevolezza di essere diventata simbolo involontario di una tragedia collettiva, ma anche il percorso di rinascita che ha intrapreso negli anni successivi. Il suo racconto – crudo, diretto, privo di retorica – è stato accompagnato dalle note della violinista Manuela Lucchi, direttrice artistica del tour. Presenti il sindaco Stefano Belli Franzini e l’amministrazione comunale.
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