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Don Claudio Burgio ai giovani: “La speranza è un cammino”

Durante l’incontro alla chiesa del Maristella, il cappellano del Beccaria ha parlato di carcere minorile, sogni e ascolto come strumenti di rinascita

La Provincia Redazione

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29 Marzo 2025 - 14:37

Don Claudio Burgio ai giovani: “La speranza è un cammino”

(Ph. Diocesi di Cremona)

CREMONA - Ieri sera, presso la chiesa del Maristella, si è tenuto l’incontro “Oltre le sbarre la speranza?!”, promosso dagli Oratori della città di Cremona con il Gruppo Giovani della Zona pastorale 3. Ospite della serata è stato don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria e fondatore dell’associazione Kayros, che ha condiviso la sua esperienza con un pubblico numeroso, composto in gran parte da adolescenti e genitori.

Don Burgio ha analizzato il sistema carcerario minorile, evidenziandone i limiti e la difficoltà, per molti giovani, di vedere un futuro “oltre le sbarre”. Ma ha anche sottolineato l’esistenza di sbarre interiori, che impediscono ai ragazzi di sperare. Ha raccontato di un giovane detenuto che, osservando un tramonto, riusciva a vedere solo le grate della sua cella: un’immagine simbolica della chiusura che molti vivono anche al di fuori del carcere.

«Molti ragazzi fanno fatica a sognare – ha spiegato – e spesso gli adulti non sanno più indicare loro una strada. Non basta inasprire le pene o cambiare le regole, bisogna aiutarli a trovare una visione». Ha poi parlato dell’importanza dell’ascolto, senza pregiudizi, come primo passo per accendere la speranza.

Tra le storie citate, quella del rapper Baby Gang, detenuto al Beccaria, che ha realizzato il suo sogno di diventare musicista. Non importa se un sogno si realizza o meno, ha ribadito don Burgio, ma è essenziale aiutare i ragazzi a muoversi in avanti.

Infine, ha ammonito sui pericoli di una società iper-performativa, che genera fragilità anche tra i giovani delle cosiddette “buone famiglie”. «Se non si ha una meta, si naufraga – ha concluso –. Dobbiamo aiutare i ragazzi a trovarne una, altrimenti rischiamo di volerli solo perfetti, ma senza speranza».

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