L'ANALISI
29 Marzo 2025 - 05:05
PIZZIGHETTONE - Fa parte dei circa 23mila cremonesi all’estero e da qualche settimana è residente permanente in Australia. Uno ‘status’ tutt’altro che semplice da raggiungere e che è il preludio alla cittadinanza, oltre che la conferma di una decisione presa già nel 2018: lasciare l’Italia per avere la possibilità di crescere professionalmente ed economicamente.
Ivan Costantino ha 32 anni e se ne è andato da Pizzighettone subito dopo avere frequentato l’istituto alberghiero all’Einaudi di Cremona: ha lavorato in Germania, poi in Spagna, a Malta, in Inghilterra, una prima volta in Australia, poi nelle Filippine, di nuovo in Spagna e infine, dopo le peripezie legate alla pandemia che lo hanno temporaneamente riportato anche in riva all’Adda, ha fatto ritorno in pianta stabile nella terra dei canguri. Lì non è semplice ottenere un visto permanente a causa delle stringenti normative sull’immigrazione: «Servono quelle che si chiamano ‘sponsorizzazioni’, da parte del datore di lavoro. Non solo: occorrono test sulla conoscenza della lingua inglese, referenze e diplomi che dimostrino, nel mio caso, di essere un cuoco qualificato, oltre al pagamento di una somma di denaro». Dopo il visto, ecco la residenza definitiva: serve aver trascorso in Australia un periodo di almeno cinque anni lavorando regolarmente, ma Ivan spiega che i tempi di attesa sono aumentati così come le burocrazie, perché negli ultimi tempi le richieste sono cresciute parecchio.
La bella notizia è arrivata sia per lui che per la fidanzata, originaria dell’Ecuador, ma insieme alla residenza permanente sono stati raggiunti anche riconoscimenti professionali importanti. «Lavoro ancora in uno dei più famosi ristoranti di Sydney, Pilu at Freshwater, ma ora sono responsabile dell’intero menù e anche di quelli in occasione di eventi – spiega –. Porto avanti anche un’attività sui social». La pagina Instagram da lui fondata, Chefs.vic, vanta quasi 150mila followers e il suo profilo personale, Ivancosta.chef, ha oltrepassato i 12mila. Può dunque essere considerato un influencer del settore food, anche se i suoi piatti non sono semplici ricette ma vere e proprie opere d’arte.
Una carriera in ascesa, dunque, e ora anche una maggiore sicurezza circa la permanenza in Australia per sempre. Sono proprio i recenti successi a spingerlo a voler raccontare la sua esperienza, per dare forza ai ragazzi che ancora stanno cercando la loro strada: «Io sono andato all’estero quando ancora non sapevo parlare bene l’inglese, mi sono buttato e ce l’ho fatta. In Italia probabilmente farei il cameriere o il pizzaiolo con uno stipendio che non permette di costruire una vita. Mi sarebbe piaciuto restare nel mio Paese, non lo nego, ma non credo ci siano molte possibilità per i giovani. Le buste paga non permettono di fare progetti, tutto è carissimo e me ne sono reso conto durante l’ultima vacanza a casa. Qua il costo della vita è alto, ma i salari sono adeguati e soprattutto c’è migliore qualità della vita e più meritocrazia: chi nel lavoro dimostra di saper fare, di essere bravo, può crescere. In Australia avevo un amico italiano che preparava i cocktail, era bravissimo ed era diventato capo barista. Ha dovuto tornare a casa per la famiglia e nello stesso settore racimolava stipendi di 400-500 euro al massimo. Alla fine è stato costretto a cambiare lavoro».
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