L'ANALISI
28 Marzo 2025 - 08:21
A destra l’organo della cattedrale di Nardò, Sopra un dettaglio della cassa martoriata dai tarli e subito sotto la tastiera restaurata
CREMA - Ha ritrovato l’antico splendore lì dove aveva preso vita quasi 130 anni fa: l’organo a canne della cattedrale di Nardò, piccola capitale del barocco leccese, è stato restaurato nell’officina artistica di Crema fondata da Pacifico Inzoli e, oggi, portata avanti dalla famiglia Bonizzi.
È stato proprio Claudio Bonizzi (nella foto) insieme al suo staff a prendersi cura del prezioso strumento creato nel 1897: ne ha ‘riplasmato’ la sostanza, fortemente compromessa dal tempo e dalle termiti, e ha restituito nitore al suono. Un lavoro durato mesi, a cavallo tra vecchio e nuovo anno, per riconsegnare ai fedeli di Nardò la voce che accompagna la liturgia e per offrire ai visitatori della basilica intitolata alla Beata Vergine Santissima Assunta un motivo in più per restare a bocca aperta.
L’Opus N.250, come recita il cartiglio che occhieggia sopra la tastiera, aveva bisogno di una potente ‘terapia ricostituente’. Nel laboratorio di Ombriano, Claudio — patron di quella che è iscritta al registro della Camera di Commercio come ‘Inzoli Cav. Pacifico di Bonizzi’ — si è occupato di ogni dettaglio della complessa e straordinaria macchina sonora: dai somieri alle canne, dalle tastiere ai comandi dei registri, dalle pedaliere ai mantici. Con il restauro filologico — che ha ovviamente richiesto un robusto trattamento antitarlo — sono stati ricostruiti alcuni elementi ormai irrecuperabili, mentre l’apparato strutturale è stato rinforzato con un ulteriore piano di sostegno per garantire maggiore stabilità e durata. Della cassa lignea e della cantoria si è premurata, invece, la ditta ‘Rosalba Rapuzzi Restauri’ di Castelleone.
Smonta, pulisci, ricostruisci, incolla, fissa, testa, accorda e ritesta. Fra legno e metallo, pelle e porcellana. Con l’infinita passione e l’accuratezza professionale che soltanto gli autentici maestri artigiani possiedono. D’altra parte, è per professionisti come i fratelli Bonizzi — Ennio, Maria Teresa e Cristina, oltre a Claudio — che la Libera associazione artigiani del presidente Marco Bressanelli ‘briga’ da anni per assicurare all’eccezionale arte organaria cremasca il risalto che merita. In Italia e nel mondo.
Il ritorno a casa dell’organo della cattedrale di Nardò è stato salutato con un grande concerto inaugurale di fronte al vescovo Fernando Filograna, che ha benedetto lo strumento, e al parroco Giuliano Santantonio. La famiglia di restauratori cremaschi ha partecipato alla cerimonia con Ennio, che non ha esitato a percorrere oltre mille chilometri per rendere omaggio alla comunità del centro salentino. L’organo è tornato nella sua collocazione originaria, sul lato destro della navata centrale, all’interno di un vano ricavato nella struttura muraria: le 21 canne in zinco della facciata si integrano armoniosamente nella cantoria e nel prospetto ligneo in stile neogotico a tre campate. Un colpo d’occhio... divino.
LA NOVITÀ E IL CAPOLAVORO ANTICO
La ‘Inzoli Cav. Pacifico di Bonizzi’ mette a disposizione blasone e sapere non soltanto a Diocesi e parrocchie, ma anche a importanti istituzioni culturali. Non a caso, tra i lavori più recenti spicca la realizzazione di un organo positivo portatile a trasmissione meccanica per il conservatorio ‘Perosi’ di Campobasso. Claudio Bonizzi & Co. hanno combinato abete, ebano, bosso, douglas, stagno-piombo, bronzo e pelli per dare forma allo strumento che, ora, viene utilizzato dai concertisti del futuro. A rivelare un’ulteriore sfaccettatura della missione organaria: quella didattica.
Nel frattempo, il laboratorio di Ombriano si prepara ad accogliere un altro capolavoro firmato da Pacifico Inzoli: l’organo a canne della chiesa di Genivolta, fuori uso da tempo. La famiglia Bonizzi, dopo che lo avrà smontato e trasferito nel proprio quartier generale, dovrà procedere con estrema delicatezza. Perché lo strumento è fra i primissimi costruiti dal fondatore della fabbrica, che fu allievo dei Lingiardi: «Porta la data del 1874 — dice Claudio con la voce che già gli trema dall’emozione —, questo significa che è addirittura antecedente al grande organo della cattedrale di Cremona». Si preannuncia un lavoro entusiasmante. I Bonizzi, grazie all’organo di Genivolta, avranno infatti l’opportunità di entrare in contatto con le origini della propria azienda e di riallacciare i fili sparsi della gloriosa storia dell’arte organaria.
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