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CREMONA. IL PRECETTO PASQUALE

Così «servite la comunità»

Napolioni ringrazia le forze armate e di polizia: «Abbiamo bisogno di amore e giustizia»

La Provincia Redazione

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26 Marzo 2025 - 18:47

Così «servite la comunità»

CREMONA - La Cattedrale ha ospitato oggi militari, forze di polizia e operatori del soccorso, associazioni d’arma e combattentistiche e le massime autorità civili e militari del territorio, in occasione del Precetto pasquale, il tradizionale appuntamento in vista della Pasqua.

L’Eucaristia, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, è stata concelebrata dai cappellani dei diversi Corpi: don Simone Salvadore (Esercito), don Andrea Scarabello (Guardia di finanza), don Stefano Peretti (polizia di Stato), don Lorenzo Cottali (carabinieri), don Roberto Musa e don Graziano Ghisolfi (cappellani della casa circondariale). Insieme al rettore della Cattedrale, monsignor Attilio Cibolini, e il segretario e cerimoniere vescovile don Matteo Bottesini. Presenti le massime autorità locali: il prefetto Antonio Giannelli, il questore Ottavio Aragona e i comandanti provinciali dei diversi Corpi con ufficiali, sottoufficiali, soldati e agenti. In prima fila anche il sindaco, Andrea Virgilio, con la vicesindaca Francesca Romagnoli e l’assessore alla Polizia locale e sicurezza Santo Canale.

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Nell’omelia, il vescovo Napolioni è partito da una riflessione sulla lettura tratta dal Deuteronomio: «Mosè invita il popolo di Israele ad essere fiero delle leggi che ha ricevuto da Dio, perché quelle norme sono necessarie per entrare nella terra promessa e lì vivere da figli e fratelli. Spesso la proliferazione delle normative diventa burocrazia, mentre noi abbiamo bisogno di leggi giuste, sagge. Come quelle che si hanno quando i legislatori – e poi a cascata i governanti, gli esecutori, chi deve garantire l’osservanza delle leggi – non si perdono in un delirio di onnipotenza, ma mantengono la loro vicinanza a Dio». E ancora: «Se nello scrivere e nell’applicare le leggi sentiamo lo sguardo di Dio su di noi e sugli altri, cambia molto rispetto a sentirsi despoti, tiranni o padroni capaci di fare le leggi e di stravolgere, di farle a proprio uso e consumo, di farle sulla pelle dei poveri, spacciandole per leggi giuste, poiché dotati soltanto di una forza oppressiva e repressiva».

Dal vescovo l’esortazione a essere «popolo e nazione benedetta da Dio perché è fedele all’alleanza che fa stare ciascuno al suo posto e fa rispettare il posto degli altri, trasmettendo ai figli e ai figli dei nostri figli questo segreto della vita».

Gesù e il Nuovo Testamento hanno inaugurato un tempo nuovo, «in cui la legge è ancora necessaria, ma è frantumata fino a farne il nostro respiro, fino a percepirne il bisogno assoluto. Non un legalismo, non uno strumento soltanto di azione politica, di governo del territorio o di controllo sociale, ma una legge interiore, una legge di vita, una legge che mette in relazione con lui e che diventa dentro di noi legge d’amore. Gesù dice ‘non sono venuto ad abrogare la legge, ma a portarla a compimento nell’amore attento alle piccole cose’. Ecco: che il Signore ci faccia ascoltare, osservare, scrivere e vivere leggi così — ha auspicato il vescovo —. Che il mondo, la nostra nazione, le nostre famiglie abbiano quel futuro celebrando l’amore di Dio».
Prima della benedizione il vescovo ha ringraziato l’impegno delle forze armate e di polizia, dei Corpi dello Stato e delle associazioni: «Aiutate tutti noi a fare ciò che ciascuno deve, prendendosi cura del territorio, dell’ambiente e di tutto ciò che ci riguarda, ciascuno secondo il proprio ruolo e grado, ma con la stessa diligenza e con lo stesso amore».
Al termine, la Preghiera per la Patria, recitata da una soldatessa dell’esercito.

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