Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONA. NELLE AULE DI GIUSTIZIA

«Mi ha maltrattata, mani al collo e minacce»

L’ex a processo. La donna: «Geloso e ludopatico. Temevo che mi ammazzasse»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

26 Marzo 2025 - 17:56

«Mi ha maltrattata, mani al collo e minacce»

CREMONA - Si porta una mano al collo: «Qui avevo il livido». L’altra mano la posa sul braccio: «Era tutto nero». E, poi, «avevo anche lividi sulla gamba». Ma anche: «Mi ha dato uno schiaffo», «Mi tirava i capelli», «Mi ha minacciato di morte: ‘Anche se ti ammazzo non ho niente da perdere’». «Avevo davvero paura che mi ammazzasse». La chiamiamo Marta.

L’ultima volta che ha sentito Mario, l’ex convivente, risale a tre settimane fa. Si è fatto vivo lui: «Mi ha chiamato e mi ha chiesto se ritiravo la querela, ma io non l’ho fatta, però so che si va avanti lo stesso per i maltrattamenti. A me dispiace». A maggio del 2021, mentre il poliziotto stava raccogliendo la sua denuncia contro l’ex convivente, Marta era scappata via per poi scusarsi: «Dovevo recarmi al lavoro».

Oggi la donna, 36 anni, è parte civile con l’avvocato Mimma Aiello nel processo a carico dell’ex convivente 38enne. Per il pm, Mario l’ha insultata, le ha messo le mani addosso e l’ha minacciata durante la loro convivenza, da dicembre 2020 a quasi tutto il 2021. Lavoravano nella stessa azienda, lui è stato mandato via.

Oggi Mario vive all’estero. Assistito dall’avvocato Giorgio Lazar, si difenderà il 14 maggio. «Era geloso, non potevo salutare i colleghi, mi controllava il telefono, anche quando parlavo con mia madre. Un volta ero al supermercato, c’era la fila. Continuava a chiamarmi: ‘Dove sei?’. Ho dovuto fare una video-chiamata per fargli vedere dov’ero. Ogni volta mi diceva: ‘Non lo faccio più, scusa’. Erano episodi ripetuti», racconta Marta, che di Mario dice: «Era un ragazzo tranquillo. Era dipendente delle macchinette. All’improvviso cambiava umore. Gli dicevo: ‘Perché sei fuori di testa? Datti una calmata’».

Marta racconta di quel giorno in cui il compagno le ha messo le mani addosso. Si è scattata le fotografie, le ha mandate su WhatsApp all’amica, chiedendole di chiamare le forze dell’ordine. Foto con messaggio: «Non è un uomo normale, non ragiona, mi ha messo le mani al collo». Marta spiega perché non è mai andata al Pronto soccorso. «Poi dovevo tornare a casa. Se anch’io gli ho messo le mani addosso? Mi difendevo». Fuori udienza. «Mi dispiace, perché è un bravo ragazzo, era ludopatico. Avevamo il conto corrente insieme. Un lunedì c’erano gli stipendi, il mercoledì il conto era azzerato».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400