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SERATA DELLA PACE

Delpini a Crema: «Lo spirito soffocato dai nazionalismi»

L’arcivescovo di Milano all’auditorium Manenti: «L’Europa è stata un campo di battaglia per secoli»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

20 Marzo 2025 - 09:03

Delpini a Crema: «Lo spirito soffocato dai nazionalismi»

L'arcivescovo di Milano Mario Delpini

CREMA - «La pace è una resistenza, è il contrastare continuamente quello che è parte della storia dell’umanità. Da sempre, gli uomini desiderano avere tutto quello che serve per il benessere e per ottenerlo fanno la guerra. La visione dell’inclinazione dell’uomo alla pace mi sembra idealistica. La pace è frutto di una resistenza al fatto che la guerra fa male. È frutto di una spiritualità, mentre l’interesse è conflittualità».

Il vescovo Daniele Gianotti

Questa la tesi sostenuta ieri sera da monsignor Mario Delpini, l’arcivescovo di Milano ospite dell’incontro all’auditorium Manenti, promosso dai Costruttori di pace. A introdurre la serata i saluti del vescovo Daniele Gianotti, che ieri festeggiava l’ottavo anniversario dell’ordinazione episcopale. Ma anche l’intervento di Angelo Marazzi, per gli organizzatori, e dell’assessore alla Cultura Giorgio Cardile. «Anche noi siamo chiamati a costruire un’Europa di pace che garantisca benessere. Una pace che deve partire dalla forza della nostra diplomazia», ha sottolineato quest’ultimo.

Nella sua conferenza, monsignor Delpini è partito dai testi sacri, ricordando come la visione della storia debba essere realistica. «Le origini dell’Europa non sono state pacifiche, Cicerone era il teorico della guerra giusta — ha evidenziato l’arcivescovo —: non possiamo ignorare questa immagine cupa della vicenda umana. Dunque cosa significa ‘Seminare la pace’?. Vuol dire resistere, disinnescare le tensioni dopo che già si sono scatenate le guerre, perché i conflitti fanno parte della storia dell’umanità. L’Europa attuale è reduce da 80 anni di pace, ma siamo realisti, è stata un campo di battaglia per secoli. Io sono un po’ allergico alle idealizzazioni e le tradizioni dei testi sacri, dalla Bibbia al Corano, ma anche la filosofia greca, concordano che la guerra sia il progredire».

Monsignor Delpini ha poi ricordato le radici cattoliche dell’Unione. «Merito di De Gasperi, Adenauer e Schuman — ha aggiunto —: ci hanno insegnato che come figli della tradizione cattolica, siamo impegnati a resistere alle ragioni della guerra». Ha invitato a non affidarsi ai linguaggi della retorica della pace. «Chiediamoci invece il perché, dopo tutti i disastri delle guerre, oggi ci sono governi che decidono ancora di fare ricorso alle armi. Forse a causa delle ragioni spirituali finite soffocate da nazionalismi, ragioni economiche».

Poi l’invito: «Scrivete un manuale della resistenza alla guerra, non un elenco di cose che si dovrebbero fare, ma come resistete a ciò che conduce alla guerra, all’aggressività. Innanzitutto la responsabilità personale, sfruttando i propri talenti. Poi bisogna accendere una candela nel buio, senza pretendere di aggiustare il mondo. Non siamo di quelli che dicono: le cose vanno male, domani andranno peggio. Va messa al centro la persona. Non è individualismo, ma responsabilità d’essere costruttori di una comunità. E in questo si innesta l’importanza dell’associazionismo: ciò che appassiona diventa aggregazione».

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