L'ANALISI
15 Marzo 2025 - 19:51
CREMA - Associazioni di area laica e cattolica, con le istituzioni locali. Sono i Costruttori di pace, che oggi hanno organizzato un presidio contro le guerre e per il primato della diplomazia, in particolare quella europea, nella difficile situazione geopolitica mondiale. In piazza Duomo si sono radunati in circa duecento. Nessuna bandiera di partito o discorsi ufficiali, solo la voglia di stare insieme sotto i vessilli dell’Europa e della pace, per lanciare un messaggio dal basso.
«Ci sono tanti distinguo sui problemi della pace, la cosa più importante è che si apra una discussione su questo tema fortemente sentito — hanno spiegato gli organizzatori, a cominciare da Piero Carelli e Felice Lopopolo, affiancati dal vicesindaco Cinzia Fontana —: questa piazza è una risposta che vogliamo dare ai potenti e avviene in contemporanea in centinaia di altre città del Paese. Ribadiamo la centralità dell’Europa e della sua unità. Nel tempo ha accumulato una grande sapienza diplomatica e in settant’anni di pace ha affinato l’arte della ricerca di un compromesso, di un punto di equilibrio. Ci sono molte carte da giocare, utilizzando diplomazia e politica. In questa fase assai critica serve un colpo d’ala dell’Europa, che è sempre stata capace di uscire da fasi di crisi».
E mercoledì alle 21, sarà ospite dei Costruttori l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, anche per festeggiare il vescovo Daniele Gianotti, nell’ottavo anniversario della sua ordinazione episcopale nella cattedrale di Reggio Emilia. Terrà una conferenza nella chiesa di San Bernardino-auditorium Manenti.
Sempre ieri il sindaco Fabio Bergmaschi, insieme agli assessori Giorgio Cardile, Anastasie Musumary e Giorgio Pagliari, al consigliere Walter Della Frera e al segretario cremasco del Pd Daniele Qalliaj, ha partecipato all’analoga manifestazione promossa a Roma in piazza del Popolo dal giornalista Michele Serra. «L’ordine internazionale emerso dalle atrocità della seconda guerra mondiale è finito e, con esso, le rendite di posizione di ciò che chiamiamo Occidente, casa nostra — ha sottolineato Bergamaschi — con la certezza che se non stiamo lasciando il migliore dei mondi possibili, ci stiamo avviando verso un’edizione peggiore. Siamo in mare aperto, con rotte da reimpostare verso orizzonti oggi indefiniti e una tempesta, inevitabile, da attraversare. Non sono ammesse distrazioni, il galleggiare in superficie che espone alla forza delle correnti e quella mollezza valoriale che conduce al lento e inconsapevole suicidio delle democrazie liberali, cui stiamo passivamente assistendo. È l’ora della consapevolezza, della responsabilità, del risveglio e dell’orgoglio. Siamo a Roma per questo. Dobbiamo ribadire con la forza di una grande spinta popolare la nostra adesione a un’idea di Europa che sia spazio di diritti, di accoglienza, di crescita umana ed economica, di progresso condiviso. L’Unione non è solo un’istituzione oggi imprescindibile per non essere schiacciati dalle dinamiche ostili delle potenze globali, compresa la nuova, preoccupante postura americana, ma un grande progetto di civiltà che ha garantito decenni di pace, democrazia e cooperazione tra i popoli. A Roma, come a Crema, come in ogni comunità locale di questo continente, oggi o si fa l’Europa o si muore».
Anche a Cremona, in mattinata, le bandiere dell’Europa hanno sventolato sotto la galleria XXV aprile. «Non si trattava – spiega il segretario provinciale dem Michele Bellini – di un momento di piazza, le nostre forze erano tutte concentrate sulla manifestazione di Roma, ma abbiamo pensato di costruire un momento di connessione ideale con l’appuntamento di piazza del Popolo per tutti coloro che non si sono potuti spostare».
Al banchetto anche il presidente della Provincia Roberto Mariani e il sindaco Andrea Virgilio e il presidente del Consiglio comunale Luciano Pizzetti. E sulla piazza convocata dal giornalista Michele Serra nel segno dei ‘valori europei’ Bellini ricorda: «Oggi è un momento di unità, non di divisione. Un popolo senza bandiere, se non quella dell’Unione europea, per ribadire che in quelle stelle gialle su sfondo blu sta il nostro orizzonte di salvezza». La rivendicazione è quella di un’Europa «unita e politica».
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