L'ANALISI
19 Marzo 2025 - 05:00
L'infettivologa Claudia Ballotta e l'ex pneumologo Giancarlo Bosio
CREMONA - Alle 12 di ieri le campane delle chiese hanno suonato a lutto, su richiesta dei vescovi lombardi che hanno così voluto rendere omaggio a tutti coloro che sono morti a causa della pandemia. Ma la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, secondo gli addetti ai lavori, deve anche essere un monito per il futuro. Perché, purtroppo, non tutti hanno tratto insegnamento da quel doloroso periodo.
Claudia Balotta, l’infettivologa cremonese che insieme al suo team ha isolato per prima il virus in Italia, ammette con amarezza: «Non ne siamo usciti migliori. Basti pensare alla sanità sottofinanziata e all’impreparazione che ci lascia un importante interrogativo: come reagiremmo di fronte ad un’altra potenziale pandemia? Sì, adesso a differenza del passato abbiamo un piano pandemico, ma vista la situazione di organico e di fondi non so come gli operatori sanitari potrebbero rispondere. E poi, se parliamo di vittime, come dimenticare l’abolizione delle multe ai no vax? Una mancanza di rispetto verso chi non ce l’ha fatta, oltre che una decisione fortemente diseducativa. Perché se ci trovassimo costretti ad un’altra vaccinazione di massa ci sarebbe un precedente-deterrente».
Per Balotta è comunque importante ricordare ogni anno le vittime del Covid: «Fisiologicamente l’uomo tende a superare il passato, l’ha fatto con tutte le catastrofi ed è normale che accada. Ma non dobbiamo dimenticare ed è quindi giusto scoprire targhe e organizzare eventi, per trarre insegnamenti da quanto accaduto».
Per Giancarlo Bosio, all’epoca primario del reparto di Pneumologia dell’ospedale di Cremona, dimenticare è impossibile: «Non lo farò finché avrò vita, perché è stato un periodo doloroso, complesso. Ho perso diversi colleghi, qualcuno è passato anche dal mio reparto. Non saprei isolare una storia, ma ricordo tutte le storie. Se ne siamo usciti migliori? Ad oggi, purtroppo, la risposta è negativa. Si è imparato ben poco e la sanità è ancora adesso sotto stress. Quel che invece deve restare è l’importanza scientifica del vaccino, un’arma che ci ha permesso di rallentare la pandemia». Insomma, non ne siamo probabilmente usciti migliori, ma sicuramente ne siamo usciti diversi.
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