L'ANALISI
17 Marzo 2025 - 20:59
Un momento della riunione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale
CREMONA - «La convocazione di questa assemblea – esordisce il presidente del Consiglio comunale, Luciano Pizzetti – non è una richiesta convenzionale. Eppure, vista la rilevanza del tema, ho deciso di accoglierla. E qui siamo».
Oggi pomeriggio si è tenuta l’attesa seduta dell’ufficio di presidenza, convocata d’urgenza su richiesta delle minoranze sulla questione del bando Saap. A farsi portavoce dell’opposizione, nella richiesta così come nell’apertura dei lavori di oggi, è stata la consigliera Maria Vittoria Ceraso: «Abbiamo l’animo più sereno rispetto all’ultima riunione della commissione di vigilanza perché abbiamo appreso che i ragazzi potranno mantenere il loro educatore. Ma fino a quando?».
La domanda viene soprattutto a fronte della bocciatura della proposta di Ceraso, discussa in Consiglio comunale, di una proroga dell’assegnazione del servizio alla bergamasca Progetto A. A rispondere a questi interrogativi sono state l’assessore alle Politiche sociali, Marina Della Giovanna, che ha ribadito quanto specificato nei giorni scorsi rispetto alla comunicazione a seguito della decisione del Tar, e il segretario comunale, Gabriella Di Girolamo: «Non si è sospeso l’affidamento ma si sono rispettate le norme del codice degli appalti. Rispetto al Tar, questo non si è pronunciato ma ha preso atto del ritiro dell’istanza cautelare, fissando una data in tempi brevissimi per la giurisprudenza per una decisione di primo grado. Ora si tratta di aspettare la sentenza del giudice».
In questo senso Progetto A potrebbe valutare di ricorrere a sua volta. «Ma la strategia del Comune, quella che ha richiesto alcune ore di valutazione, è stata di non dare adito alle parti per ulteriori contenziosi». Ma quelle ore di valutazione – è il messaggio dell’amministrazione – non hanno pregiudicato la comunicazione con l’Rti Cosper: era già scontato che, in mancanza di indicazioni diverse, il vecchio gestore dovesse rimanere in servizio fino al subentro della nuova gestione.
A margine Ceraso si è detta non del tutto soddisfatta dei chiarimenti di natura giuridica: «La questione di metodo non è secondaria, tuttavia non posso che essere rallegrata dal risultato raggiunto. Seppur con vie traverse, gli educatori sono rimasti gli stessi e lo rimarranno, a quanto pare di capire, fino a fine anno». È difatti molto probabile che, con l’udienza fissata il 14 maggio, la sentenza del Tar non arriverà prima di giugno inoltrato.
A cascata si sono poi susseguiti gli interventi dei capigruppo della minoranza che, facendo proprio il discorso di Ceraso, hanno messo in luce diversi aspetti della questione. Marco Olzi parla di una decisione del Consiglio, relativa all’ipotesi di una proroga bocciata dalla maggioranza, «sconfessata in 24 ore dagli uffici tecnici», Andrea Carassai parla di «gestione fallimentare», Jane Alquati torna a ribadire la richiesta di tempistiche chiare, da condividere con i consiglieri ma soprattutto con le famiglie e Paola Tacchini mette in luce la complicata situazione di quei lavoratori che «hanno firmato con Progetto A e che, tutt’ora, vedono i propri contratti di lavoro congelati».
Alessandro Portesani, invece, si concentra sulle parole del sindaco per cui si starebbe aprendo uno scenario in cui nuovi soggetti nazionali diventano competitivi anche sul piano qualitativo: «Io conosco bene questi soggetti nazionali, bravissimi a scrivere i progetti e partecipare ai bandi, ma a quanto mi risulta la rete locale aveva totalizzato due punti in più della concorrente bergamasca proprio sul piano della qualità. Sarebbe questo il servizio con cui sostituire un percorso rodato e apprezzato da anni?».
Proprio su queste ultime affermazioni è intervenuto poi, nel suo intervento conclusivo, il sindaco, Andrea Virgilio: «Ho semplicemente osservato che, in futuro, ci saranno sempre più cooperative provenienti da altri territori che presenteranno progetti di alta qualità».
E anche sull’accreditamento, riproposto con forza da Carassai nelle ultime settimane come metodo alternativo: «Non abbiamo preclusioni ideologiche, lo utilizziamo per diversi servizi. Ma riteniamo anche che questo strumento in alcuni casi metta al centro i soggetti privati e non le famiglie e le persone fragili».
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