L'ANALISI
14 Marzo 2025 - 19:38
Bruna e Nerina Dordoni, di 87 e 86 anni, scomparse a poche ore di distanza
CREMONA - Hanno trascorso l’intera vita insieme, gestendo le attività di famiglia, crescendo i figli, abbracciando i nipoti e riservando sempre sorrisi ai tanti cremonesi che sono stati clienti e amici. E insieme, Bruna e Nerina Dordoni, sorelle di 87 e 86 anni, se ne sono anche andate: a poche ore di distanza l’una dall’altra. La prima è morta nella notte fra mercoledì e giovedì al San Camillo, dove era temporaneamente ricoverata, la seconda nel pomeriggio successivo alla casa di riposo di Stagno Lombardo. Apparentemente distanti, senza che sapessero le condizioni e le sorti reciproche, eppure vicine come solo le anime sanno essere. Nella vita e oltre la vita.
È commovente la storia delle due commercianti, che è poi la storia della famiglia cremonese Dordoni: dal bar del mercato ortofrutticolo al celebre ristorante, poi la torrefazione con erboristeria diventata uno dei simboli della città. Con Bruna e Nerina hanno lavorato assiduamente anche le sorelle Bianca e Carla: le quattro figlie di Lina e Albino Dordoni. Quest’ultimo ha gestito la torrefazione fino al 2010, quando è venuto a mancare all’età di 99 anni. Una tempra, la sua, evidentemente scolpita nel dna.
«Sia la mamma che la zia, così come le altre sorelle, sono sempre state disponibili con tutti, dei punti di riferimento – ricorda con affetto Michele Quarantelli, figlio di Bruna –. La torrefazione con erboristeria era stata avviata nel 1960 e le sorelle se ne sono sempre occupate, mia mamma stava in negozio, zia Nerina essendo erborista si occupava appunto di quella che è stata la prima erboristeria di Cremona, dove è rimasta fino a qualche anno fa. Non era un semplice negozio, ma un’attività d’altri tempi diventata punto di riferimento: lì veniva offerto il caffè, c’erano le degustazioni e i clienti si fermavano a parlare».
Perché alla torrefazione Dordoni, al di là dell’ottimo caffè e dei preparati erboristici, ci si sentiva a casa. Così come all’omonimo ristorante, nato nel 1966, dove a portare avanti l’attività dopo Albino e le quattro sorelle sono stati i figli di Carla, Paco e Chiara Magri: terza generazione, ma tradizioni immutate. Nel 2018, nel negozio di via Mantova, Nerina ha anche sventato una rapina: «Datemi i soldi e non vi succederà nulla» ha urlato il malvivente impugnando una bottiglia. Eppure la donna, all’epoca 80enne, ha trovato il coraggio di opporsi e di mettere in fuga l’aspirante rapinatore.
Ne hanno passate tante, Bruna e Nerina. Attraversando le varie fasi del commercio cremonese, i periodi del boom economico e quelli delle crisi. Ma non si sono mai abbattute: maniche rimboccate e sorriso in volto. «Sapere che mamma Bruna e zia Nerina ora sono di nuovo insieme – dice Michele – è in parte una consolazione». L’una al fianco dell’altra, fin dalla nascita e anche per l’ultimo saluto: sarà domani alle 11 nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano. In tanti vorranno stringersi ai figli, ai nipoti e alle amate sorelle Bianca e Carla.
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