L'ANALISI
06 Marzo 2025 - 20:05
CREMONA - Classe 1970, numerosi precedenti, «assolutamente conosciuto» alle forze dell’ordine, cinque anni fa si vantava in giro di avere una pistola. La ‘soffiata’ arrivò «da fonte certa» all’orecchio di un poliziotto della Squadra mobile, che con i colleghi andò a perquisirgli la casa. Era il 4 marzo del 2020. Gli investigatori cercavano la pistola. A casa dell’uomo trovarono molto altro: computer portatili e materiale informatico, refurtiva fresca, rubata nei giorni precedenti all’interno dell’istituto Janello Torriani, scuola chiusa per il Covid.
Nasce così l’indagine lampo sul furto aggravato messo a segno nell’istituto tra il 29 febbraio e il 2 marzo di cinque anni fa. Lo ha raccontato oggi il vice ispettore della Squadra mobile al processo a carico del ladro, che nel 2020 approfittò della chiusura forzata delle scuole per l’emergenza sanitaria da Covid 19. L’accusa: furto aggravato di nove notebook, tre videoproiettori e due coppie di casse acustiche.
A giudizio c’è anche una donna, classe 1960, lei incensurata e accusata di ricettazione. All’epoca era titolare di un bar: lì i poliziotti trovarono altri tre computer e quattro mouse. L’imputato glieli consegnò perché poi fossero venduti sotto banco, al mercato nero. Ladro e presunta ricettatrice sono difesi dagli avvocati Cristina Pugnoli e Corrado Locatelli.
Prima del poliziotto, il pm ha chiamato a testimoniare il custode dell’istituto Torriani. Lui cinque anni fa presentò la querela. La mattina del 29 febbraio, nel giro di controllo, si accorse che il materiale informatico era sparito. Notò «le porte spalancate» delle aule. Il ladro ancora senza un nome e un volto era entrato nell’istituto dopo aver manomesso il lucchetto di un cancello del vicino campo di calcio del quartiere Cambonino.
Quando gli investigatori bussarono a casa dell’imputato a caccia della pistola, «abbiamo trovato refurtiva riconducibile al furto del 29 febbraio». Ai poliziotti che da anni lo conoscevano, il «molto collaborativo» padrone di casa indicò dove aveva sistemato la refurtiva. Nella fodera di un cuscino aveva nascosto un computer, consegnò un altro computer, due mazzi di chiavi dell’Itis Torriani e un foglio con segnato il valore dei computer.
Il padrone di casa portò poi i poliziotti nello scantinato. Qui, in uno zaino aveva infilato i videoproiettori, nel cestino posteriore della bicicletta, c’era una scatola con degli arnesi, un altro computer portatile lo aveva occultato nella fodera di un cuscino da divano.
Non solo. L’imputato «ha permesso di farci trovare altra refurtiva», ha proseguito il vice ispettore della squadra Mobile. Si tratta dei tre computer e dei quattro mouse che nel suo andirivieni in bicicletta, aveva consegnato alla titolare del bar. I poliziotti si presentarono nel locale. La titolare consegnò immediatamente la refurtiva. Il materiale informatico fu sequestrato e restituito alla scuola.
«Tutto era riconducibile ai due furti messi a segno nell’istituto Torriani. Ricordo la difficoltà del periodo per le ristrettezze dovute al Covid», ha concluso l’investigatore.
All’Itis, il sopralluogo venne effettuato dai poliziotti della Squadra volante. Uno di loro sarà sentito all’udienza del 15 maggio prossimo, giorno anche della sentenza.
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